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Gianluigi Paragone contro i privilegi dei Vip: "Io positivo potrei votare ma non andrò per rispetto"

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Oggi in Italia debutta la categoria dei positivi vip: sono positivi come gli altri ma avendo la tessera Gold sono... positivicchi, sono meno untori. Non è facile far parte del Club, ovviamente; anzi diciamo che sono pochissimi coloro che possono avvalersi di una deroga scritta direttamente dal governo più rigorista in circolazione, più vaccinista, più supergreenpassista. Dal governo dei migliori e dei più bravi. I beneficiati dal governo più pazzo del mondo saranno i positivi tra i grandi elettori chiamati a eleggere il prossimo Capo dello Stato. Diciamo che è un atto di generosità - per usare una espressione cara all'uscente Mattarella - verso il Palazzo, i cui numeri servono uno per uno.

Ecco qui, insomma, il privilegio di cui da domani io positivo, non vaccinato e asintomatico - potrò disporre. Per andare a votare il prossimo Presidente della Repubblica, cioé il garante di quella Costituzione che non solo è già stata violata ma che verrà ulteriormente interpretata per l'elezione del Capo dello Stato. Infatti sulla Carta non trovo da nessuna parte che un malato contagioso - per quanto parlamentare- possa essere trattato diversamente da tutti gli altri, costretti a quarantene e altri deliri burocratici che solo questa folle e ipocrita ammucchiata che va da Salvini a Enrico Letta passando per Speranza, Conte, Di Maio, Tajani e Renzi poteva produrre. In nome dell'emergenza sanitaria.

Un'emergenza che però viene meno allorquando servono i voti dei grandi elettori, uno per uno. Solo quando i peones servono ecco spuntare le deroghe; quelle che invece non valgono per i sani che senza vaccino sono costretti a stare a casa, senza stipendio. Io e alcuni come me, però, da domani serviamo e non importa se arriveremo a Roma positivi.

E nemmeno importa dover ammettere che se uno parte da una città più vicina alla Svizzera che alla Capitale come minimo avrà bisogno di una sosta per rifornimento carburante (con relativo pagamento alla cassa), forse due visto che a Roma la macchina serve col pieno di benzina per fare l'andirivieni elettorale al drive-in presidenziale.

E lungo la rotta una o due soste per i propri bisognini? Fare la pipì in luogo pubblico non si può, quindi andrei alla toilette dell'area di servizio. E visto che ci sono - per dispetto, lo ammetto - entrerò pure a prendermi un panino e una Coca. Rigorosamente da asporto poiché essendo positivo in quarantena e privo di vaccino non ho ancora il SuperGreenPass dei Fresconi istituito da Super Mario Draghi, che poi tanto super non dev' essere visto che sta sudando le sette camicie per farsi eleggere Presidente della Repubblica.

E che dire della permanenza a Roma? Se uno non avesse la casa, dove alloggia? Qual è il Covid Hotel? Qui nessuno ha dato indicazioni: un albergo vale l'altro? Se così fosse complimenti visto che complichiamo la vita ai turisti muniti di un Green Pass valido nella maggior parte dei paesi Ue ma non qui. Oggi comunque a Roma non scenderò, mi godo lo spettacolo dei giri a vuoto e mi prenderò beffe di un governo incapace, presuntuoso e composto da mezze calzette.

Per una volta rinfaccerò che ha dovuto riconoscere a me, non vaccinato e positivo, un lasciapassare per andare in giro. Quel lasciapassare che ai sani non viene riconosciuto solo perché non si sono piegati al fanatismo vaccinale. Complimenti a Draghi, a Speranza e a tutto il baraccone che ha svelato come in Italia i malati Covid sono merce di scambio.

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