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Le mani del Pd sull'energia. Parte l'assalto al ministro Cingolani

Filippo Caleri
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Va bene il ministro. Ma chi decide nei dicasteri di peso in genere è la struttura di alti dirigenti che mette in pratica la direttiva politica. Ed è questo pensiero che motiva i partiti a mettere le bandierine sui posti più alti dell'organigramma delle burocrazia. Capita così che, in omaggio all'applicazione di questo principio, sia iniziato l'assedio del Partito Democratico a uno dei posti chiave nella gestione dei fondi del Piano nazionale di resilienza e sviluppo. Quello della Transizione ecologica (Mite) che però è guidato da un responsabile, Roberto Cingolani, che è espressione diretta del Movimento 5 stelle. Nella scacchiera del potere ministeriale va così citata Sara Romano, vicino all'ex segretario Dem, Pierluigi Bersani, nominata lo scorso luglio capo del dipartimento energia e clima del Mite. Un passaggio interno per l'alto funzionario perché fino alla promozione a lei era assegnata una direzione generale di gran peso, quella per l'approvvigionamento, l'efficienza e la competitività energetica. Uno snodo importante delle competenze ministeriali, visto che oggi uno dei dossier più urgenti a causa dei rincari energetici riguarda proprio questo argomento, ma che è rimasto finora ad interim alla stessa Romano. Non certo per la noncuranza di Cingolani che, anzi avrebbe chiesto una mano al suo partito di riferimento, per trovare un candidato adeguato alla posizione. Un tentativo vano perché la lista dei papabili direttori non ne conteneva nessuno con il profilo adatto.

 

 

Così, fedele alla regola che ovunque si crei uno spazio, chi può, lo occupa, la macchina del Pd si sarebbe messa all'opera. La stessa Romano con l'aiuto di Antonio Funiciello, capo di gabinetto della presidenza del consiglio, anche lui orbitante da anni nell'area Dem (è stato capo dello staff di Paolo Gentiloni quando l'attuale commissario Ue era a Palazzo Chigi tra il 2016 e il 2018) hanno il loro candidato: si tratterebbe di Valeria Amendola, ex responsabile dell'energia dell'Antitrust fino a maggio scorso quando è stata sostituita da Alessandro Noce che, guarda caso, occupava la stessa sedia prima di lei. Oggi la Amendola è un componente del Covec, il comitato per le valutazioni economiche della stessa Antitrust. Ma per lei si preparerebbe il possibile salto. A posizionarla in rampa di lancio anche la sua vicinanza a Gentiloni. Un legame nato quando l'esponente piddino era a capo del ministero delle Comunicazioni e lei era uno dei componenti del suo staff. Con il suo possibile arrivo il Pd completerebbe un altro pezzo della strategia di accerchiamento e, di conseguente influenza, sulla macchina del ministero guidato da Cingolani che, per ora, non pare preoccupato dei giochi di potere in casa sua.

 

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