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Un selfie con David Sassoli: Giuseppe Conte ed Enrico Letta si devono far notare a tutti i costi. Superato ogni limite

Francesco Storace
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Lo stile è roba di altri tempi. Se persino l'omaggio ai defunti diventa occasione di esibizionismo personale; se pure il saluto a chi se ne va serve alla propria pubblicità; vuol dire che si è superato per davvero ogni limite. La scena si svolge in Campidoglio, dove tantissimo e meritato affetto è stato tributato alla figura di David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo scomparso tre giorni fa. In molti sono rimasti scossi per il triste evento, di qualunque fazione politica. La camera ardente fatta allestire dal sindaco Roberto Gualtieri ha visto una bella partecipazione popolare, a dispetto degli sciagurati che sul web avevano persino insultato il povero Sassoli. L'omaggio dei cittadini invece c'è stato e sincero. E ovviamente quello delle autorità istituzionali e politiche. Il che ovviamente ci sta. Sassoli - dopo una brillante carriera giornalistica - aveva intrapreso il percorso politico a suon di voti e si era saputo far apprezzare in molte vicende - anche se non in tutte, ma è inevitabile - nell'altissima carica a cui era stato eletto. Quel che è apparso stonato, invece, nella giornata dedicata al ricordo alla vigilia dei funerali di Stato che ci saranno stamane a Roma, è certa voglia di protagonismo che non smette mai di produrre i suoi danni. In particolare due leader non hanno trovato di meglio che postare sui loro account personali fotografie che li ritraggono davanti alla bara di Sassoli.

 

 

Una scelta che ha fatto indignare anche molti loro stessi sostenitori e che dovrebbe far riflettere sul significato della parola sobrietà. Perché è ovvio che ci sia la ressa dei fotografi in occasioni del genere e che i flash si sprechino. Ma che poi se ne dia testimonianza diretta sui propri profili social aggiunge un tocco di vanagloria che si potevano risparmiare. Parliamo di Enrico Letta e Giuseppe Conte, che non hanno rinunciato a mostrare la loro presenza in Campidoglio, come se se ne potesse dubitare. Il primo, il segretario del Pd, ha pubblicato l'immagine del suo cordoglio nel classico «picchetto» d'onore a lato della bara contenente la salma di Sassoli; l'altro, il presidente pentastellato, si è fatto riprendere come davanti ad un monumento, di spalle e con la sua inconfondibile sagoma, poi prontamente postata su twitter. Non l'avessero mai fatto. Si sono beccati un finimondo di improperi e davvero farebbero bene a cliccare sul tasto elimina per togliere di mezzo quei tweet e una galleria di insulti dovuti alla loro caduta di stile. «Potevi portare un semplice saluto senza il fotografo al seguito. Neanche il rispetto dei morti. Che miseria», è stato uno dei messaggi più eloquenti in risposta a Conte. Oppure, «della serie io c'ero... Che partecipazione commossa». Certo, anche cuoricini di partecipazione al cordoglio, ma male fa essere costretti a leggere «che bisogno c'è della sua foto davanti al feretro? Poi rosicate se vi dicono opportunisti che schifo». È l'ovvia conseguenza di un atteggiamento davvero sgradito. «Raga, basta co ste foto. Non siete ad un concerto». «Non hanno un amico che li fermi prima di pubblicare». E anche la terribile notazione ironica: «Vecchi amici immagino. Mi dispiace vedere che ci si appropria della morte altrui per fini politici. Anzi, lo trovo rivoltante».

 

 

Ma chi glielo fa fare a Conte di sottoporsi a un supplizio comunicativo... A Letta, se ci può essere una classifica, è andata ancora peggio. «Sono stato a funerali. Di affetti, più o meno stretti. In quei casi, il pensiero di fare/farmi fare una foto non m' ha sfiorato manco l'anticamera del cervello. Ma non sono un politico, tanto meno uno sciacallo». Parole durissime. «Perché sta foto? Che senso ha sta foto?». «Neanche un pochino di pacata riservatezza è bhe complimenti, pubblicare la foto per dire poi se servirà, io c'ero?». Anche da un'ammiratrice: «Segretario ma perché?! Non si pubblicano queste foto, santo cielo. Le basi». Ancora da un'evidente simpatizzante: «Cordoglio dovuto per un galantuomo che non avrebbe mai postato una foto così». E poi all'uno e all'altro: «State facendo a gara a chi mette la "miglior" foto per raccattare consensi... Fate schifo!». Basta, non serve dar conto di ciascuna delle tante altre critiche ai leader di Pd e M5s. Hanno entrambi sbagliato nello «sfruttamento» di un'occasione di tristezza collettiva. Chi capeggia una formazione politica non è un semplice militante o financo un parlamentare o un consigliere locale (come pure è accaduto ieri). E ha il dovere in quel caso di dare l'esempio senza prestare il fianco alla (meritata) accusa di voler farsi notare. È egocentrismo senza motivo. E se lo fanno notare persino uomini e donne magari schierati al loro fianco è ancora più significativo. La compostezza dovrebbe essere uno stile, soprattutto in occasioni del genere. Cari Letta e Conte, che voi siate stati presenti alla camera ardente per David Sassoli era normale, doveroso, giusto. Non c'era bisogno di farlo notare, bastava inquadrare solo la fotografia dell'ex presidente o quella della sua bara. Anche noi siamo tristi per questa grave perdita, ma non è un motivo per mostrarsi contriti. Se lo sei, lo sei a prescindere dal fotografo e dalla voglia di social.

 

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