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De Luca non si inchina e sbeffeggia Draghi

Francesco Storace
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Vincenzo De Luca non si arrende. Nel momento di massima adulazione attorno a Mario Draghi, c’è il governatore della Campania a combatterlo. Le ola lui al premier non le fa. Non perché il premier abbia un approccio duro contro il Covid, ma perché semmai lo considera troppo timido.

Dipendesse da De Luca staremmo tutti a casa in attesa del passaggio della nuttata. Ma quando il presidente campano ridicolizza le dichiarazioni del premier, non sempre gli si può dare torto. E poco conta l’appartenenza politica: se Draghi sbaglia, lui glielo dice in faccia e senza ghirigori.

Del resto il caos istituzionale mica sarà tutta colpa della Campania. De Luca voleva chiudere le scuole ancora per un po’ e il Tar gli ha detto di no. E allora ci pensano i sindaci a sbarrare le classe con loro ordinanze in un rodeo che non finisce più. Bastava scrivere magari con più chiarezza le norme nazionali per evitare il gran caos di queste ore. Non saranno i prefetti a risolvere problemi che sono incancreniti.

Anche altri governatori erano pronti ad agire come la Campania, diciamo che se la sono fatta un po’ addosso. Magari ci sono anche problemi di partito: nel Pd Enrico Letta esalta il presidente del Consiglio, e Luca lo seppellisce con l’abituale sarcasmo. «Draghi si è iscritto – ha tuonato il governatore - al club degli sfondatori di porte aperte».

L’ironia arriva a suggerire la «prima riforma». E tutti si chiedono a che pensa don Vincenzo. «Riaprire i manicomi», perché in Italia siamo all’impazzimento generale. E tanto per far capire che non lascia, De Luca raddoppia: pare che abbia ordinato al suo staff di preparare nuovi provvedimenti restrittivi da varare entro la fine della settimana.

Bloccato dal Tar sulla scuola – anche se la decisione di merito deve ancora arrivare nella lentezza pachidermica della giustizia italiana – l‘orientamento sarebbe quello di puntare su alcuni settori commerciali, a partire dalla «movida». Allo studio ci sono possibili nuove restrizioni orarie per l’apertura al pubblico. Poi ancora interventi sugli spazi pubblici all’aperto, come lungomari, piazze e luoghi di ritrovo, che già in passato finirono nel mirino di De Luca col suo celebre lanciafiamme.

Il governatore non intende recedere dal suo attivismo anti Covid. Perché pensa che il governo stia sbagliando tutto. E dice ancora: «Se può fare piacere, anche la Campania può dire che va tutto bene, che è tutto aperto, che il Covid è un raffreddore e, se volete, posso anche giurarvi di aver visto il presidente Draghi camminare sulle acque del Tevere».
In pratica denuncia un raggiro: sostenendo che con Omicron non muoia più nessuno, si possono tenere più facilmente le attività aperte. Ma lui non ci crede e non intende tacere.

Ieri è tornato a fare l’esempio della scuola: «Bambini senza mascherine perché le Ffp2 non sono arrivate e mi dicono che sono costretti a stare in classe con le porte aperte». Ovviamente il presidente del Consiglio – aggiunge il governatore campano – è libero anche di mandare al diavolo il giornalista che fa la domanda o di non rispondere. Ma, è il pensiero sottostante, con le istituzioni del territorio Draghi non può agire con i modi che decide lui da solo: se non c’è confronto serio, il premier si becca le risposte che merita. E se altri abbozzano, lui – De Luca – non intende affatto stare zitto. E si vede.

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