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Quirinale, la partita ancora a carte coperte. E il Pd si spacca

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È ancora il momento delle carte coperte nella corsa al Quirinale, a meno di 20 giorni dalla prima convocazione del Parlamento in seduta comune fissata per il 24 gennaio. L'unica certezza, per ora, è l'incognita Covid. Ecco che il Pd chiede che l'elezione per il nuovo presidente della Repubblica avvenga senza correre rischi. Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, presidenti dei deputati e dei senatori dem, hanno scritto una lettera ai presidenti della Camera, Roberto Fico, e del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ed ecco il passaggio chiave: "Il voto in sicurezza è un'esigenza primaria per evitare che proprio nel cuore delle istituzioni possano venirsi a creare ulteriori focolai, finendo così con innalzare in modo surrettizio i quorum previsti dalla nostra Costituzione, ponendo dubbi sulla regolarità del voto".

L'orizzonte da tenere in considerazione per iniziare ad avere un quadro più nitido delle mosse dei leader è quello della prossima settimana. Non ci saranno solo una nuova assemblea congiunta dei Cinquestelle e il confronto del Pd con la direzione e l'assemblea deputati e senatori al Nazareno, fissata il 13 gennaio, ma anche il vertice del centrodestra (per cui non c'è ancora una data) e un confronto fra i leader centristi. Coraggio Italia farà mercoledì prossimo una riunione dei gruppi di Camera e Senato con Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Il governatore della Liguria e il leader di Italia viva, Matteo Renzi, si sentono ma è previsto pure un incontro a cui non è chiaro se parteciperà anche il numero uno di Azione, Carlo Calenda.

I partiti, insomma, viaggiano in ordine sparso. Intanto, fonti di Forza Italia smentiscono che Silvio Berlusconi ambisca ad entrare nella rosa dei nomi dei delegati di qualche Regione per diventare grande elettore in vista dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica, dopo che alcuni quotidiani avevano avanzato l'idea di una possibile nomina in Lombardia o in Calabria: "È un'ipotesi mai esistita, tanto piu che è europarlamentare".

E sullo sfondo della partita del Quirinale si scatena una polemica sul nucleare. Matteo Salvini lancia una nuova sfida agli alleati: "Asse Pd-5Stelle per frenare lo sviluppo del Paese e far pagare agli Italiani le bollette più care d'Europa. I reattori attivi nel mondo sono ormai ben 542, oltre 100 solo in Europa, oltre 50 solo in Francia. Draghi con chi sta? Col passato o col futuro?". E il presidente del M5S, Giuseppe Conte, dal canto suo, rilancia: "Il nucleare e il gas non fanno parte di quel futuro di cambiamento, sostenibilità e tutela ambientale che va incentivato con i soldi dei cittadini, con il denaro pubblico". L'ex premier non le manda a dire: "Il Governo italiano ne prenda atto e faccia sentire forte e chiara la propria voce, la nostra voce in Europa. Noi non cambieremo certo posizione, né abbasseremo il tono delle nostre pretese".

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