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Roberto Cingolani pronto a lasciare il governo Draghi: non c'è più bisogno di me

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La conferenza stampa di Mario Draghi di fine anno rischia di avere pesanti effetti collaterali sulla squadra di governo. “Abbiamo centrato gli obiettivi posti da Draghi prima del compimento dell'anno. Ora c'è un problema di implementazione. E questa fase non ha bisogno di uno con il mio profilo” parole e musica di Roberto Cingolani, la cui impronta del discorso è molto simile a quella del presidente del Consiglio, che lanciando la propria candidatura al Quirinale ha fatto capire che chiunque potrebbe continuare a guidare l’attuale esecutivo. 

 

 

Come rivela il quotidiano Libero dietro le parole di Cingolani può esserci anche un “disagio personale per essere finito alla guida di un dicastero che avrebbe dovuto occuparsi di scienza, tecnologia e innovazione e che invece ogni due per tre finisce travolto dalle campagne ideologiche di ambientalisti e grillini che vivono la rivoluzione verde come un percorso di ascesa mistica i cui dogmi sono scritti nella pietra e non discutibili. Hai voglia a spiegare che la transizione è lunga e costosa, che bisogna procedere per piccoli passi, che il nucleare di nuova generazione potrebbe aiutare, così come il gas che teniamo inutilizzato sotto i nostri piedi. Più Cingolani insiste con il pragmatismo e il buon senso, più lo accusano di essere l'amico del giaguaro, l'infiltrato degli inquinatori nel tempio dell'ecologia, il traditore della causa”.

 

 

Fino ad oggi Cingolani non aveva mai fatto capire di voler mollare, visto che non mira ad avere cariche politiche in futuro, volendo tornare a svolgere il suo lavoro da manager. Ma le frasi di Draghi hanno cambiato lo scenario. “Avevo tre missioni, scrivere il Pnrr, o almeno contribuire pesantemente visto che la transizione ecologica è centrale per il successo del piano, per la sua approvazione, per il suo finanziamento e perla bella figura dell’Italia. Questa missione credo sia andata bene. So come scrivere un programma tecnico e ho un'esperienza manageriale che mi è stata molto utile” le altre parole inequivocabili del ministro. Che con la sua agitazione rischia di scatenare un effetto domino. Se Draghi andasse al Quirinale tutti i tecnici potrebbero seguire la strada di Cingolani, scatenando una rivoluzione nel governo e una corsa alle poltrone dei partiti. Con l’attuale premier che dal Colle si ritroverebbe quindi un esecutivo tutt’altro che fotocopia rispetto a quello che lascerebbe. Come era nelle sue intenzioni.

 

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