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Stangata energia, meglio rinunciare a meno tasse per sventare questi rincari letali

Franco Bechis
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Dopo il maxi aumento delle bollette di quest'autunno, solo in parte assorbito dal governo di Mario Draghi, ne sta per arrivare uno da inizio 2022 che aumenta sensibilmente il costo del gas (rincaro del 50%) e anche quello dell'elettricità, di circa un quarto. Una stangata per le famiglie in grado di annullare qualsiasi fumoso vantaggio possa venire dalla rimodulazione delle aliquote Irpef e dall'abbassamento della pressione fiscale.

 

La stangata per ora è solo stimata, perché viene da calcoli  fatti da istituti privati e non ancora da una decisione dell'autorità di regolazione. E resta davvero poco tempo per cercare una soluzione (lo stessa simulazione spiega che i rincari sono calcolati in assenza di intervento del governo), visto che in queste ore si stanno definendo gli emendamenti possibili alla legge di bilancio per l'anno prossimo. Vale la pena però fermarsi e discutere se sia il momento più adatto per intervenire sulla pressione fiscale delle famiglie con interventi (7 miliardi di euro) di importanza contenuta che rischiano di non essere nemmeno percepiti dai beneficiari se poi la bolletta elettrica e del gas si mangia gran parte dei possibili vantaggi e in qualche caso anche di più. La diminuzione della pressione fiscale per altro è ancora da mettere a punto, perché il semplice taglio di due aliquote Irpef intermedie e la cancellazione della terza hanno bisogno di essere compensate da una rimodulazione delle detrazioni che debbono riassorbirne parzialmente il notevole costo di finanza pubblica. 

 

Tagliare le tasse è necessario per aiutare l'economia, ma se le condizioni del mercato dell'energia sono quelle ipotizzate, forse è il caso di spostare di un anno l'intervento- anche prevedendolo già in questa legge di bilancio- e impegnare l'intera somma accantonata per quello sul 2022 per riassorbire gli aumenti della bolletta per famiglie e imprese, visto che il costo dell'energia rischia di metterle in difficoltà ancora più dei singoli. Poi se ci sono risorse per tutte e due le cose, benissimo. Ma ne dubito, perché anche Mario Draghi (che in altri anni da banchiere centrale ha tirato le orecchie a chi lo faceva) ha presentato una manovra di bilancio che in gran parte si finanzia in deficit. Se quindi come è probabile si può operare uno solo dei due interventi, è più utile non mettere in difficoltà famiglie e industrie del Paese che non offrire qualche caffè alla settimana a una parte dei contribuenti italiani. 

 

Il taglio delle tasse era una bandierina piantata nella legge di bilancio dai veri leader politici, che si preparano già a una possibile campagna elettorale in cui l'intervento sull'Irpef potrebbe diventare medaglietta da appuntarsi sul petto. Sarà difficile per questo farla ammainare e destinare le risorse a non fare scattare il caro-bollette. Draghi- che quando vuole comandare lo fa (lo ha dimostrato poche ore fa costringendo due ministri a rimangiarsi le norme sulla scuola in Dad appena varate)- ha il grande vantaggio di non dovere dipendere dal consenso popolare, quale che sia il suo futuro. Non ha bisogno di propaganda e di fare campagna elettorale, e ha tutta l'esperienza per valutare cosa sarebbe più efficace sul ciclo economico, che in questo fine 2021 ha offerto dopo tanto tempo qualche buona notizia per l'Italia, che è ai vertici delle classifiche mondiali sulla ripresa. Ci pensi.

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