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Micaela Biancofiore bacchetta Silvio Berlusconi: "Sul reddito di cittadinanza sbaglia. Rischia il boomerang"

Pietro De Leo
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«Quando l'ho letto, speravo di essermelo sognata. Quella di Berlusconi è stata una delle sue carrambate, un po' a rischio ridicolo però. Ancora una volta, è stato instradato su un terreno che non gli appartiene». È perentoria, parlando con Il Tempo, Michaela Biancofiore. deputata di «Coraggio Italia» dopo una militanza di 28 anni in Forza Italia, dove ha sempre difeso strenuamente l'ortodossia berlusconiana, è rimasta esterrefatta innanzi all'apertura al reddito di cittadinanza che il leader azzurro ha fatto, domenica, proprio sulle nostre colonne. «Legittimo il tentativo di trovare, anche nel campo del M5S, appoggi per il Quirinale - spiega Biancofiore - Ma farlo così può essere un boomerang nel suo centrodestra. Soprattutto è fuori tempo massimo».

Partiamo dal merito, onorevole. In fondo, non è mica la prima volta che Berlusconi parla bene del reddito di cittadinanza.
«Un attimo. Berlusconi in passato ha rivendicato l'utilità di misure di sostegno alla povertà, che è un'altra cosa. Ma difendere un reddito di cittadinanza strutturato così, su cui persino Di Maio e Conte hanno ammesso la necessità di correzioni, appare una piroetta degna del miglior tuffatore. Peraltro, in questo modo si contrappone al mondo delle imprese che ritengono la misura un disincentivo a cercare lavoro. Associazioni che a Berlusconi hanno sempre, negli anni, riconosciuto grande spessore sulla proposta economica. In Forza Italia non a caso lo chiamavano debito di cittadinanza».

Perché dice che Berlusconi è «fuori tempo massimo»?
«Perché se nel 2018 avesse fatto una scelta di tipo diverso, oggi avrebbe già i voti utili alla prima chiama per il Quirinale».

 

 

A cosa si riferisce?
«All'atteggiamento tenuto con il Movimento 5 Stelle. Nel 2018 i pentastellati e il centrodestra erano le forze politiche uscite vincitrici dalle elezioni. Lo schema di un governo trasversale sarebbe stato possibile, indicando Di Maio Presidente del Consiglio in quanto capo politico del partito che aveva avuto più consenso elettorale. L'ipotesi era sul tavolo di Berlusconi, e io la sostenevo fortemente. Cercavo di spiegargli che la nuova generazione del Movimento era diversa rispetto a quella della precedente legislatura, che si trattava di parlamentari più formati, molti dei quali bravi, seri e laureati come quelli che abbiamo noi in Coraggio Italia, provenienti dal mondo delle professioni. Oggi a Di Maio tutti riconoscono quello che io gli dissi all'epoca. Invece poi...».

Cosa accadde?
«Prevalsero i soliti consiglieri senza visione e Forza Italia toccò il minimo storico. E poi ci fu quella frase che inasprì il confronto».

Cioè quando il Cav disse che i parlamentari del M5S «a Mediaset pulirebbero i cessi»?
«Eh già. Un grave errore di valutazione. E le conseguenze arrivano fino ad oggi».

A proposito di Berlusconi e il Quirinale. Il «centro del centrodestra» è granitico dalla sua parte?
«Sarebbe interessante indagare intanto se in Forza Italia sono tutti dalla sua parte. Le più feroci critiche le ho sentite nei suoi confronti negli anni da coloro che hanno ricoperto o ricoprono i ruoli più importanti al suo fianco. Comunque fossi in lui non darei per scontato che l'area costituita da parlamentari molti dei quali usciti da Forza Italia lo voti tout court. Bisogna essere convinti che non si ripetano le consuete dinamiche intorno a lui anche sul Colle più alto».

 

 

Non è secondario detto da lei, che in Forza Italia è sempre stata a strenua difesa di Berlusconi.
«Eh già e ho dovuto imparare che Berlusconi è più conveniente usarlo che amarlo. Le dico di più: nel 2018 registrai il dominio BerlusconialQuirinale.it. Oggi, però, per quanto abbia mantenuto integre le certezze sull'enorme valore dell'uomo e sincero affetto, ho delle perplessità sul modus operandi».

Tradotto: basta vertici a tre del centrodestra?
«Mi sembra evidente non sia una formula adeguata al momento storico. E poi è inutile lanciare assist ai grillini se non ci si confronta con le forze più prossime alla propria esperienza politica».

A proposito di aree. Renzi dalla Leopolda ha di fatto lanciato un cantiere di centro. Ma come può funzionare con tutti questi leader?
«Bella domanda. C'è un'area con un grosso potenziale, Coraggio Italia l'ha testata al 31%, e che per quanto mi riguarda dovrebbe guardare a destra. Ma ci vorrebbe un federatore, un uomo nuovo con la forza che aveva Berlusconi nel 1994. Quello più simile è senza dubbi Brugnaro».

E anche nel centrodestra a formazione «tradizionale» l'amalgama sembra sempre difficile da trovare.
«Al contrario del nostro elettorato, che è unito. E anzi, nel suo cuore vede già un partito unico, magari con le primarie tra tutti coloro che aspirano ad essere leader nel centro destra». 

 

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