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Quanti mal di pancia sulla Rai. Il Movimento 5 Stelle vota contro, bufera nel cda

Gianni Di Capua
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Come da copione, è arrivato l'imprimatur del Cda della Rai alle nomine per la guida dei tg proposte dal direttore generale Carlo Fuortes, non senza mal di pancia politici. E non solo. A Napoli, dove il consiglio si è riunito in trasferta, è arrivato il via libera per Monica Maggioni, prima donna chiamata a guidare l'informazione della rete ammiraglia della Rai, il Tg1; per Simona Sala, chiamata dal Giornale Radio alla guida del Tg3, dopo un passato di giornalista parlamentare e, da ultimo, quirinalista. E la conferma di Gennaro Sangiuliano al Tg2. La nomina della Maggioni ha ottenuto 5 voti a favore e uno contro. Per Simona Sala 4 sì, un astenuto e un no mentre la conferma di Sangiuliano al Tg2 ha ottenuto 5 sì e 1 no. E ancora: Mario Orfeo alla direzione di Genere «Approfondimento» con 5 sì e 1 no, Andrea Vianello al Giornale Radio con 5 sì e 1 no, Alessandro Casarin alla Tgr con 5 sì e 1 no, Alessandra De Stefano a Rai Sport con 5 sì e 1 no, Antonio Preziosi a Rai Parlamento con 5 sì e 1 no; Paolo Petrecca a Rainews24 con 4 sì, un astenuto e 1 no.

 

 

I no sono quelli del consigliere indicato dal Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Majo che ha votato contro tutte le nomine proposte da Fuortes. Riccardo Laganà, consigliere indicato dai dipendenti, non ha partecipato al voto mentre Igor De Biasio si è astenuto sulla nomina di Sala e Francesca Bria su quella di Petrecca alla direzione di RaiNews24 e di Rainews.it. Quanto avvenuto in consiglio riflette, di fatto, le polemiche e i mal di pancia che hanno caratterizzato la vigilia della formalizzazione dei nomi da parte del consiglio che si è trovato ad esprimersi su scelte già compiute dall'ad, con il chiaro imprimatur di palazzo Chigi. E che nella serata di mercoledì ha visto il leader dei 5 stelle, l'ex premier Giuseppe Conte, usare toni molto duri, al punto da annunciare che il M5S «non farà sentire la sua voce nei canali del servizio pubblico, ma altrove». Una dichiarazione che ha spinto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, a usare toni tranchant: «La posizione grillina sulla Rai dimostra che non c'è bisogno di piani segreti per distruggere i Cinquestelle, basta lasciar fare a Conte. Fa tutto da solo». E che ha invece visto il rammarico di un volto storico, nonché colonna portante del giornalismo televisivo Rai e non solo, Bruno Vespa. «Mi dispiacerebbe molto dover rinunciare all'arricchimento che il Movimento 5 Stelle porta alla nostra trasmissione», ha detto a caldo.

 

 

Neanche la minoranza ha fatto salti di gioia, ma, secondo fonti FdI, preferisce non fare alcuna barricata. E anche il sindacato Usigrai non ha apprezzato, se non la scelta di indicare tre donne ai vertici, perché con i cambi di direzione «il vertice Rai certifica di non avere un progetto industriale o di averlo smarrito». Secondo Usigrai, «la spartizione di poltrone sulla Rai rende non rinviabile la nostra richiesta di una legge che allontani le sorti del Servizio pubblico da quella dei governi di turno e dei partiti. In gioco non c'è solo il perimetro aziendale ma la stessa possibilità di confermare il ruolo centrale che il servizio pubblico ha nella ripartenza del Paese». 

 

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