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Green pass, gli errori di Draghi sul certificato verde: il governo l'ha fatto proprio male e si rischia il caos

Franco Bechis
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Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri ha firmato tutti i dpcm che regolano da venerdì prossimo l'accesso ai luoghi di lavoro pubblici e privati con il green pass. Regole durissime che lasceranno fuori da quei luoghi buona parte dei 3 milioni di lavoratori italiani che oggi vengono stimati privi del certificato verde perché non vaccinati e non guariti dal Covid. O avranno la possibilità e le risorse per sottoporsi a tre test con tamponi rapidi ogni settimana, caricandosi sulle spalle una spesa di 250 euro al mese, o saranno sospesi dal lavoro e dallo stipendio, pur non rischiando il posto. Si tratta di un sacrificio economico importante per molti lavoratori per cui quella somma rappresenta il 25-30% dello stipendio mensile. Per qualcuno anche di più, per altri meno. Ma non c'è solo il problema economico: perché quei tamponi non sono così facile da ottenere. La domanda è ovviamente esplosa con l'emergenza lavoro, e in gran parte di Italia le farmacie e i luoghi preposti hanno prenotazioni fino a Natale e non sono in grado di effettuare i test, tanto più in orari utili ai lavoratori. Il governo prima di innalzare queste forche caudine impensabili in una Repubblica che la Costituzione dice “fondata sul lavoro”, non ha pensato a rafforzare e organizzare la rete sanitaria pubblica e privata per assicurare a tutti di avere un tampone a disposizione. E' indubbiamente un errore di Mario Draghi e del suo ministro della Salute, Roberto Speranza che viene pure da una storia in cui il diritto al lavoro doveva essere caro. Perfino aziende che per non perdere lavoratori essenziali e non rischiare ritardi e penali sulle commesse si sono offerte di offrire gratuitamente tamponi ai propri dipendenti non riescono a stipulare accordi di assistenza quotidiana con farmacie o laboratori specializzati. A questo bisognava ionestamente pensare prima.

Il green pass è uno strumento inventato dall'Unione europea per garantire i passaggi transfrontalieri all'interno del continente alla vigilia dell'estate e delle vacanze. Solo l'Italia l'ha utilizzato per altro. Oggi è l'unico paese al mondo a farne un passepartout per esercitare il proprio diritto al lavoro (per chi ha la fortuna di averne uno). Gli Stati Uniti hanno introdotto l'obbligo di vaccinazione o di tampone negativo (però uno alla settimana) per i dipendenti federali e qualche altra categoria.

La Francia ha introdotto un analogo obbligo (contestatissimo, e infatti da 14 settimane ogni sabato poco meno di 50 mila persone sfilano per contrastarlo) separandolo dal green pass e ribattezzandolo “pass sanitario”, ma vale solo per i lavori e i lavoratori che debbono avere in via continuativa contatto con il pubblico. Tutto è minuziosamente regolato: perfino in un ristorante deve avere il pass sanitario (da vaccino o da tampone) solo chi ha contatto diretto con i clienti. I cuochi ad esempio non hanno quell'obbligo, a meno che lavorino in cucine a vista al centro del ristorante o servano loro i piatti ai clienti. Non è obbligatorio il pass sanitario per chi invece lavora in un ufficio in cui non esiste contatto con un pubblico indistinto. Unica somiglianza con l'Italia- si fa per dire- è sul costo dei tamponi: fino ad oggi in Francia erano gratuiti per tutti, rimborsabili sempre dal sistema sanitario o dalle varie assicurazioni. Dal 15 ottobre la misura verrà revocata, e ogni tampone sarà a costo di chi lo fa perché- ha spiegato Emanuel Macron in tv ai francesi- “noi vogliamo spingere tutti a vaccinarsi, non a fare i tamponi”.

Perché l'Italia sia il solo paese al mondo ad avere scelto questa strada nel mondo del lavoro, nessuno l'ha spiegato. Il 70% degli italiani oggi è completamente vaccinato, percentuale che sale all'80% se si esclude la fascia 0-12 per cui ad oggi non è autorizzata la somministrazione di alcun vaccino. In Europa hanno più vaccinati di noi Portogallo, Spagna, Danimarca e Belgio. Ma sono più indietro dell'Italia e non di poco il Regno Unito, la Francia e la Germania oltre che tutti gli altri paesi che hanno popolazione assai più ridotta. Non c'è un motivo quindi per usare il pugno duro e spingere gli italiani a vaccinarsi, visto che lo hanno già fatto con numeri da alta classifica mondiale: siamo 22° al mondo, ma davanti a noi ci sono 8 paesi con meno di 100 mila abitanti, 2 con meno di un milione di abitanti e 5 con meno di 5 milioni di abitanti, quindi siamo fra i primi veri 10 paesi al mondo per percentuale di vaccinati.

Ieri - a due giorni dall'inizio delle misure draconiane - il governo si è reso conto che una percentuale molto alta di lavoratori portuali non ha il green pass vaccinale. C'è il rischio che si blocchi il settore e buona parte della catena della distribuzione commerciale in Italia. Così si sono invitati i datori di lavoro ad offrire tamponi gratuiti per tamponare l'emergenza. E' un governo efficiente quello che lo scopre a 48 ore dalla data limite che lui stesso aveva stabilito più di un mese fa? E infatti al momento ha ricevuto in risposta una sonora pernacchia. C'è un altro settore che è in emergenza e a cui non aveva pensato nessuno: sono prive di green pass moltissime badanti. O perché paurose del vaccino, o perché fermate dalla burocrazia italiana o perché provenienti da paesi stranieri dove si sono vaccinate/i con farmaci russi o cinesi che qui non sono riconosciuti. Non possono più lavorare nemmeno loro (a meno che siano in nero), mettendo nei guai migliaia di famiglie. Con un risvolto grottesco: debbono essere sospese dal lavoro, ma nel contratto hanno anche vitto e alloggio che non può essere loro negato. Quindi debbono dormire in quelle case dove non possono più lavorare. Con tutto il tempo che c'era, il governo non è riuscito a pensare a soluzioni per categorie così essenziali e delicate? Certo hanno lavorato assai male.

Perché è accaduto tutto ciò? Per obbligare al vaccino. E allora perché non è stato introdotto l'obbligo per tutti, che era via assai più semplice? Risposta chiara: perché con l'obbligo tutto il meccanismo si sarebbe capovolto, con l'onere sulle spalle dello Stato. Obbligando al vaccino bisogna pure risarcire chi temporaneamente risultasse inabile al lavoro per le reazioni avverse anche non gravi che sono centinaia di migliaia. Sarebbe costato tanto. Ma se l'obbligo non viene messo, non si può puntare il dito accusatorio contro chi non si vaccina. Se c'è libertà, le scelte libere non possono essere punite. Tutto qui.

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