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Giunta Michetti, Vittorio Sgarbi limita il ruolo di Pippo Franco: "Sono io la terza punta del tridente"

Angela barbieri
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«Abbiamo presentato il tridente, con un sindaco, un pro-sindaco e un assessore alla cultura. Questa di Pippo Franco (assessore alla cultura, ndr) è un’invenzione. Pippo Franco è un amico e può fare quel che gli pare, ma non è in gioco un assessorato e non è che Pippo Franco rappresenta la cultura. E comunque i tre posti di sindaco, prosindaco e assessore alla cultura sono stati il punto di partenza di questa candidatura». Il fondatore di Rinascimento, Vittorio Sgarbi, mette definitivamente fine alla polemica a margine della iniziativa organizzata da Rinascimento e Cambiamo a Palazzo Ferrajoli dal titolo «Stati generali della cultura». Era stato lo stesso Pippo Franco a lasciare intendere che il suo ruolo in una giunta targata Michetti sarebbe quello di responsabile alla cultura. Queste le sue parole che hanno scatenato l’equivoco: «Conoscevo Michetti e il suo passato radiofonico, ho partecipato ad alcuni suoi incontri. Poi lui mi ha chiesto se volevo candidarmi con lui. Io ho accettato ben volentieri anche se ho subito detto che la mia pertinenza riguardava semplicemente l’assessorato alla cultura. La mia strada è quella, ho accettato di mettermi a disposizione perché ritengo che la città sia stata abbandonata sotto questo profilo».

 

 

Ora che Sgarbi ha messo in chiaro le cose, Pippo Franco dovrà per forza accettarlo. Anche perché il concetto è stato ribadito dallo stesso Michetti: «Vedremo di valorizzare il suo ruolo, ma il tridente della giunta non si tocca». Sgarbi, intanto, si occupa anche di altri problemi. Ieri mattina, infatti, Rivoluzione animalista ha organizzato una visita in uno dei canili comunali di Roma, quello di Ponte Marconi, proprio insieme a Sgarbi, che si è reso conto in prima persona delle difficili condizioni a cui sono abituati gli animali della struttura. «Nel caso specifico - spiega il segretario nazionale del partito Rivoluzione Animalista, Gabriella Caramanica - abbiamo potuto rilevare una struttura obsoleta e fatiscente sia nella zona dei box, che per ciò che concerne i servizi igienici, dove non esiste la divisione uomini/donne tantomeno un servizio per disabili. Inoltre, gli animali verrebbero visitati dal veterinario su un tavolo della zona bar/pranzo, riservata agli operatori. L’inosservanza da parte del personale veterinario di alcune clausole della convenzione stipulata con il Comune di Roma e che comporta riduzione di personale e tempi di presenza degli stessi in canile - aggiunge - starebbe comportando una morìa di cani per mancanza di cure anche tempestive».

 

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