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L'ex sindaco Zaccheo torna in campo: "Riparto da Latina e la renderò un incubatore di eccellenze"

Francesco Storace
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Più giovane di prima. Guardi Vincenzo Zaccheo, ne ascolti la voce, lo segui mentre saluta il suo popolo e gli anni non sembrano passare mai. Lo fermarono anzitempo come sindaco per un video risultato poi fasullo, ma adesso torna a governare Latina con lo stesso entusiasmo della prima ora. Quegli otto anni in municipio furono vissuti davvero con entusiasmo e militanza. Una storia, la sua, che comincia con il Msi e poi in An, di cui resta orgoglioso. «Ma nell’istituzione si rappresenta tutti».

Adesso la sua città è governata da un «civico», Damiano Coletta, a cui per anni ha fatto le fusa il Pd, che ora ci si è alleato. I Cinque stelle invece hanno messo in campo uno di loro, Gianluca Bono. E poi ci sono i cosiddetti minori di tutte le campagne elettorali. Ma il protagonista è lui, Vincenzo Zaccheo, e Il Tempo lo ha intervistato. Lo sostiene tutto il centrodestra unito: la sua esperienza è stata decisiva nella scelta. L’affetto dei cittadini ha fatto il resto. Va in giro nei quartieri a raccontare i suoi sogni per la Latina di domani. 

Di nuovo in campo... undici anni di gogna in virtù con processi e sentenze: cambiano la vita di un uomo.
«In oltre cinquant’anni di politica, gli unici processi che ho subìto sono stati quelli mediatici. Ho trascorso questi undici anni a studiare come cambiava la politica nazionale e locale».

Qual è la sensazione, la candidatura a sindaco come è accolta in città?
«Come il ritorno al primato della politica e dei partiti. Dopo il risarcimento di Mediaset per il video falso e l’archiviazione per la metro, sono stati i leader nazionali a chiamarmi. Ho accettato l’invito di Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e degli stessi Giovanni Toti, Lorenzo Cesa e Vittorio Sgarbi per un sentimento di amore e gratitudine per la mia città».

Com’era Latina prima di Coletta?
«Una città aperta, inclusiva. Quando venni eletto per la prima volta sindaco nel 2002 indicai assessore all’Urbanistica - materia più che sensibile - l’architetto Massimo Rosolini, ultimo segretario del Psi pontino. Sono stato e continuerò a essere il sindaco di tutti, senza creare lacerazioni e divisioni nel tessuto sociale della città. Latina era una città al vertice di ogni classifica nazionale: dalla qualità della vita del Sole 24 Ore, al gradimento del sindaco».

Adesso come è cambiata?
«Adesso la trovo maglia nera in tutti gli indicatori principali. Siamo ultimi nel Lazio per occupazione femminile e giovanile, 82esimi su 107 per qualità della vita. In 5 anni di amministrazione Coletta il teatro e la biblioteca sono rimasti sempre chiusi, a indicare la scarsa attenzione sul tema culturale. Questo declino è frutto, sostanzialmente, dell’assenza di amore per la città che ha sempre contraddistinto la sinistra».

Quale vocazione per Latina? Città turistica?
«Vedo due vocazioni principali: l’università estesa in tutto il Nucleo di Fondazione. Edifici storici dell'architettura razionalista come Palazzo M, l’intendenza di Finanza, la Banca d'Italia e Palazzo delle Poste dovranno essere patrimonio di una università di eccellenza. A questo tema universitario va aggiunta la realizzazione del Policlinico Universitario di Borgo Piave già inserito nel piano socio sanitario della Regione Lazio. L’altra vocazione è quella turistica e quindi della riqualificazione della Marina. È incredibile che, da Civitavecchia al Garigliano, Latina sia l’unica città costiera senza un porto».

Qual è il sogno per la città?
«Il sogno è che Latina diventi un incubatore di giovani eccellenze che qui si formino e che mettano a disposizione la loro competenza. In un momento storico in cui i partiti arrancano, il mio sogno è portare a Latina la Scuola Nazionale di Pubblica Amministrazione, sul modello di quella francese dalla quale escono tutti i Presidenti della Repubblica d'oltralpe. La città di Latina mi ha dato molto, umanamente e politicamente. Avverto l'obbligo morale di impegnarmi, in questo ultimo tratto di vita politica ed amministrativa, a tenere per mano una nuova classe dirigente all'altezza di governare la seconda città del Lazio».
 

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