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L'inchiesta su Luca Morisi è un "agguato alla Lega". Tempismo sospetto, bomba di Alessandro Sallusti

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La perquisizione ai danni di Luca Morisi, il guru della comunicazione social di Matteo Salvini indagato dalla procura di Verona per droga, risale ad agosto. Ma la notizia sui giornali, Corriere e Repubblica quelli che nell'edizione del 28 settembre ce l'avevano, è uscita solo "a pochi giorni dalla tornata elettorale per le amministrative in importanti città. L'interessato non nega il fatto, cioè di fare uso di stupefacenti, la stessa Procura lo definisce 'fatto banale', ma il caso irrompe nella campagna elettorale, già infuocata di suo", scrive Alessandro Sallusti nel suo editoriale su Libero.

 

Insomma, i tempi sono sospetti. Come il vero bersaglio della vicenda. Il caso irrompe "con la sperimentata violenza mediatica e politica il cui obiettivo, ovviamente, non è Morisi bensì il suo capo Salvini e per certi versi l'intera Lega, come se un partito dovesse sapere dei vizi privati dei suoi dirigenti o, come nel caso del figlio di Grillo accusato di stupro, addirittura dei parenti", scrive il direttore del quotidiano. 

 

Sallusti parla di un  dono "insperato" per quanti a sinistra - ma anche qualcuno a destra - si fregano le mani "per un pacco regalo ben confezionato, nei tempi e nei modi, dal solito 'sistema' che da anni sovraintende da dietro le quinte a instradare la politica dove meglio gli aggrada, 'sistema' che sotto elezioni è capace di dare il meglio di sé".

Diversi gli elementi dubbi nell'inchiesta. "Ancora non sappiamo se un reato è stato consumato in punta di legge (la modica quantità non è illegale), ancora non sono state compiute le perizie sui liquidi che Morisi avrebbe ceduto ad altri ragazzi e già le carte passano dalle procure ai soliti giornali. E poi la solita ipocrisia di sinistra e grillini che mentre lanciano il referendum per la legalizzazione delle droghe si indignano perché uno ne fa uso in 'modiche quantità', non perché vizioso - cadrebbe tutto l'impianto referendario - ma in quanto leghista", attacca Sallusti.

 

"Che il guru dei social leghisti abbia sbagliato è fuori dubbio ed è giusto che affronti eventuali conseguenze penali, ma questa inchiesta per un 'fatto banale' poteva essere svelata un mese fa o anche tra sette giorni che nulla sarebbe cambiato dal punto di vista giudiziario", si legge nell'articolo in cui Sallusti scrive: "La droga è una brutta bestia, sia se la assumi sia se magistrati e giornali la iniettano nel circuito democratico: 'Non c'è peggiore tirannia - sosteneva Montesquieu - di quella esercitata all'ombra della legge'. Più che una inchiesta, tutto ciò a me pare un agguato".

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