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Fratelli d'Italia alla conquista di Roma con Michetti. Poi Meloni punta il governo

Pietro De Leo
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I palloncini tricolore si alzano al vento, le bandiere cominciano a sventolare e i militanti, le famiglie, o semplici cittadini che guardano al centrodestra e a Fratelli d’Italia si accomodano al loro posto, distanziato secondo norme anti-Covid, sfidando il sole di Piazza del Popolo, in un sabato ancora di piena estate. È la manifestazione «L’Italia del riscatto», convocata da Giorgia Meloni a sostegno delle proprie liste per il Campidoglio e per Enrico Michetti, il candidato sindaco del centrodestra nella Capitale. Ma è una piazza che, dal punto di vista del messaggio, è plurale. C’è l’idea di Roma, sì, ma anche quella per il governo del Paese che Fratelli d’Italia intende costruire e rivendicare. È un evento, infatti, che chiama a raccolta tutti. Ci sono i capigruppo alla Camera e al Senato Lollobrigida e Ciriani, svariati parlamentari, il Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. E tra gli interventi introduttivi, anche i due Presidenti di Regione che il partito esprime, Francesco Acquaroli nelle Marche e Marco Marsilio in Abruzzo. «Un anno fa - dice il primo - le Marche hanno scelto il cambiamento per liberarsi da un sistema che le soffocava e dalla cultura dell’assistenzialismo, dall’isolamento ideologico ed infrastrutturale. Da un anno, ogni giorno stiamo cercando di costruire una comunità che crede nella capacità della regione di riuscire ad emergere». Marsilio, poi, tocca uno dei punti della carne viva di questa campagna elettorale: «Da almeno 3 anni l’Abruzzo aiuta Roma trattando 70mila tonnellate di rifiuti perché la giunta Zingaretti non è in grado di realizzare gli impianti. Noi siamo solidali vogliamo aiutare. Ma abbiamo bisogno di un sindaco che sappia guardare oltre i confini comunali». E poi auspica: «Abbiamo costretto il Governo a seguirci su questo terreno, ci sono progetti e finanziamenti che avvicinano Roma e Abruzzo. Ma abbiamo bisogno di un sindaco che aiuti questo percorso».

 

 

E dunque tocca a lui, Enrico Michetti, che parte subito togliendosi qualche sassolino dalla scarpa rispetto alle polemiche di questi giorni. «In questa campagna elettorale -dice – ho capito cosa vuol dire essere il candidato per il centrodestra. Ci definiscono razzisti e omofobi. Ma noi rispettiamo la Costituzione, amiamo la famiglia e amiamo la Patria». E quanto alle accuse sui mancati confronti, rimanda la palla di là: «Noi non ci sottraiamo ai confronti, ma alle risse». Si introduce quindi nel compendio degli argomenti più caldi della campagna elettorale. A partire da degrado e dossier rifiuti, con la stampa estera che continua a sottolineare le condizioni di sporcizia in cui si trova la Capitale. «È un’infamia che Roma non merita», e aggiunge: «I cinghiali a Roma non li avevamo mai visti». Poi entra nello specifico delle responsabilità sulla materia: «Il Comune ha il compito di raccogliere ed individuare i luoghi dove allocare gli impianti e la Regione, dove il Comune restasse inadempiente, deve sostituirsi al comune. Bene: il Comune non ha fatto nulla e la Regione non ha fatto niente». Altro argomento, i rapporti con il tessuto imprenditoriale della Capitale: «Sono state affossate intere categorie importanti per Roma: albergatori, tassisti, commercianti, ristoratori... Hanno pensato bene al governo di non avere più bisogno di loro e di poterli sacrificare sull’altare dell’alta finanza. Noi ripartiremo anche da loro». Insomma, con il centrodestra, assicura, «Roma tornerà ad essere pulita, efficiente, sicura» e «se Roma torna ad essere Roma, non ce n’è più per nessuno».

 

 

Il comizio conclusivo è per Giorgia Meloni, che parte da una panoramica del contesto nazionale, a partire da uno dei temi più discussi, il green pass. «L’Italia è l’unica Nazione del mondo in cui si parla di obbligo vaccinale. Siamo l’unica Nazione in cui viene chiesto il certificato verde per esercitare dei diritti fondamentali... Il green pass viene usato come arma di distrazione». Ma è tutta la gestione Covid, partendo dal governo Conte, che la leader Fdi attacca: «È stata un’occasione per colpire le partite Iva e la piccola impresa». E, accusa: «Sono stati buttati denari per i monopattini e la lotteria degli scontrini». Quanto alle chiusure, denuncia: «Se ti impediscono di alzare la saracinesca, poi ad un certo punto la saracinesca non si alza più. Ed è un paradosso che uno Stato che non ti fa lavorare, poi ti sia i soldi per non lavorare. Il reddito di cittadinanza-tuona-è una vergogna». Altro tema affrontato, ovviamente, la gestione dei flussi migratori. Giorgia Meloni punta sul ministro dell’Interno: «Dice Draghi che Lamorgese sta facendo un ottimo lavoro, ma non è l’unico che lo pensa. Lo pensano anche gli scafisti che hanno scaricato sulle nostre coste 80 mila immigrati clandestini» oppure «chi organizza rave illegali e si chiede dove lo facciamo? Andiamo in Germania? No, lì non possiamo. Lo stesso in Francia e invece in Italia sì perchè lì c’è la Lamorgese che fa un ottimo lavoro e infatti li ha scortati». E poi sottonea l’iniziativa del suo partito, ossia la mozione di sfiducia rivolta alla titolare del Viminale. «Da soli non abbiamo i numeri per presentarla ma voi potete firmare per la petizione per chiedere ai parlamentari di presentare una mozione, così ciascuno si assume le sue responsabilità». Ampia, poi, la pagina dedicata alla contesa di Roma. «La sinistra sa esattamente con chi ha a che fare, per questo ogni giorno cerca di attaccarlo. Il fatto che ogni giorno Raggi, Gualtieri e Calenda facciano comunella contro Michetti è una pagliacciata. Questa cosa di tre candidati diversi. Sappiatelo –dice rivolta al pubblico- che tanto poi tornano sempre insieme e se votate la Raggi votate anche per Gualtieri. Noi siamo l’unica vera alternativa per questa città». E non mancano attacchi diretti alla Prima Cittadina: «I campi rom sono un monumento all’illegalità in cui bimbi vengono costretti all’illegalità. Come è possibile che si faccia finta di non vedere lo sfruttamento dei bambini? Dov’è la Raggi?», si chiede Giorgia Meloni.

E poi su un altro aspetto molto dibattuto, ossia l’assenza di eventi internazionali di grande portata. «I romanissimi Maneskin vincono l’Eurovison e conquistano il diritto di ospitare nella loro nazione la prossima edizione della manifestazione. La sindaca Raggi che fa? Rinuncia ad ospitare a Roma la manifestazione ma li invita al Campidoglio per farcisi lo spot elettorale perché è "un po’ fuori di testa" pure lei». E ironizza: «Meno male che il Vaticano non si può spostare altrimenti perdevamo pure il Giubileo». Quanto all’uomo in corsa, Enrico Michetti, torna a ripetere: «Noi non volevamo un candidato ma un ottimo sindaco». Questo è il timbro su una mobilitazione (gli organizzatori parlano di 10mila persone), che, oltre al dato politico, ha visto anche la sua sfumatura di colore, tra spettacoli di danza e dimostrazioni di difesa personale promosse dalle associazioni Endas, Opes Asi. E la colonna sonora, di prammatica agli eventi politici. Così, la mitologica «Non succederà più» appare tanto come un mantra rivolto al Movimento 5 Stelle che governa la città.

 

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