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Lamorgese «disarmata» sul rave. Minaccia della Lega: "Cambi rotta o il governo non va avanti"

Tommaso Carta
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Nessuna «azione di forza» era possibile per sgomberare il rave party che si è svolto tra il 13 e il 19 agosto nei pressi del lago di Mezzano, nel Viterbese. Di più. Un intervento del genere era - e resta - «controindicato». Luciana Lamorgese, nel corso di un’informativa urgente nell’aula della Camera, ribadisce la linea. Dato l’elevato numero di partecipanti, «tra cui anche minori», le caratteristiche rurali del terreno e la presenza di stoppe e cavi elettrici precari, l’uso di idranti o lacrimogeni «avrebbe potuto determinare rischi di ordine pubblico, nonché seri pericoli per l’incolumità pubblica». Di qui la scelta, «da subito» di un’attività «dissuasiva e di pressione» sui partecipanti. La ministra dell’Interno è precisa e severa nella ricostruzione dei fatti per i quali in più occasioni è stata chiamata in causa personalmente da FdI (che ha richiesto la sua presenza in aula), ma anche dalla Lega. Mette a verbale come dai controlli avvenuti nella serata del 13 agosto non era possibile interrompere il viaggio dei 40 camper (con una cinquantina di persone a bordo) fermati sull’Aurelia, tra Livorno e Cecina. «Seppur sollecitati - ricostruisce la titolare del Viminale - non fornivano indicazioni circa il luogo cui erano diretti» e, in ogni caso, non avevano a bordo strumenti per la diffusione sonora o elementi da fornire «evidenze circa forme di illegalità che legittimassero misure restrittive o di carattere cautelare». Da lì, è l’inciso fatto da Lamorgese, nessuna «scorta» ai partecipanti.

 

 

Questo termine è stato usato «impropriamente» per definire il dispositivo di monitoraggio e «di tutela ravvicinata a persone esposte a rischio». I parlamentari di Fratelli d’Italia non ci stanno e iniziano le proteste in Aula, anche dalle fila della Lega emerge qualche brusio. È solo l’anteprima di quanto succederà in sede di dibattito. Ma prima la ministra cita una serie di precedenti - alcuni verificatisi con Salvini al Viminale - in cui l’atteggiamento delle forze dell’ordine fu il medesimo di quello tenuto nel viterbese. Il messaggio è chiaro e il clima nell’aula della Camera si accende. «Non siamo stati parchi nei confronti del ministro Lamorgese - ammette il capogruppo della Lega Riccardo Molinari - Non sono critiche personali ma politiche». «Noi siamo entrati nel governo per vedere una discontinuità e non per assistere da spettatori a cose che non ci piacciono. Cambi rotta perché diversamente così non possiamo andare avanti», mette in chiaro. FdI è dello stesso avviso. «Questi che erano al rave il Green pass ce lo avevano, ministro Lamorgese? - chiede provocatoriamente Francesco Lollobrigida - Lei è un pessimo ministro. Dovrebbe chiedere scusa, perché controlla i cittadini onesti e l’Italia è diventato il ricettacolo della disonestà. Prenda atto del suo fallimento e si dimetta», taglia corto.

 

 

Pd, M5S, Leu e Iv si schierano al fianco della titolare del Viminale. «Fino a quando senatore Salvini scaricherà sul Governo le sue pulsioni per conquistare la leadership del centrodestra? Il continuo stillicidio nuoce all’azione di Governo, nuoce al presidente del Consiglio alla vigilia di scadenze importanti», dice il dem Enrico Borghi. «Basta attacchi a Lamorgese o si mina la missione del Governo», gli fa eco la pentastellata Vittoria Baldino, mentre da Leu, Federico Fornaro, bolla gli attacchi leghisti a «propaganda» e invita la ministra ad andare avanti. «Salvini ci aveva abituato a dirette Facebook e aperitivi in spiaggia, noi siamo al suo fianco», ironizza il renziano Marco Di Maio.

 

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