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Decreto Green pass, la Lega vota con FdI

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La maggioranza torna a spaccarsi sull’obbligo del green pass. Non solo a parole e con le dichiarazioni dei leader, come accaduto in tutte queste settimane, bensì plasticamente, con tanto di "prova" sul tabellone elettronico dell’Aula della Camera, in cui vengono registrati gli esiti delle votazioni: la Lega prima si astiene sugli emendamenti al decreto che introduce la certificazione verde presentati dalle opposizioni (FdI e Ac) che mirano a eliminare tout court l’obbligo in vigore dallo scorso 6 agosto, poi vota assieme a FdI un emendamento a prima firma Giorgia Meloni che chiede di spazzar via l’obbligo del green pass per mangiare al chiuso nei ristoranti.

 

 

 

 

 

 

Entrambe le proposte di modifica vengono respinte con i voti contrari (e compatti) di Pd, M5s, Forza Italia, Leu, Italia viva e Coraggio Italia. Ma la tensione, in Aula e fuori dal palazzo, è palpabile: pentastellati e dem attaccano i leghisti, accusandoli di «totale incoerenza». Matteo Salvini garantisce che il governo è saldo, «zero rischi», ma il voto al fianco delle opposizioni fa insorgere gli alleati. «Sul green pass chiediamo chiarezza, non si può stare nella maggioranza e votare con l’opposizione. Trovo gravissimo l’atteggiamento della Lega, un atteggiamento che dimostra irresponsabilità e che non è un partner di governo affidabile», tuona Enrico Letta. «Non può essere che di fronte a una campagna vaccinale in atto una forza politica che ha addirittura una responsabilità di governo assuma tre atteggiamenti diversi nel giro di poche settimane. Non si può giocare sulla pelle dei cittadini», incalza il leader M5s Giuseppe Conte. Ma Salvini tira dritto: «Non penso che il governo dipenda dal fatto che uno voglia andare al ristorante a mangiarsi la pizza con o senza il green pass. Penso che il governo abbia altre sfide ben più ambiziose rispetto a queste».

Eppure la prima giornata di votazioni sul decreto alla Camera si era aperta con un gesto distensivo: la maggioranza, Lega compresa, ha ritirato tutti gli emendamenti e il governo ha deciso di non porre la questione di fiducia. Si apre il dibattito. Ma il leader leghista, a margine di eventi per la campagna elettorale delle amministrative, mentre in Aula si discute, mette in chiaro: «Se ci sono proposte che noi condividiamo, da chiunque arrivino, noi le sosteniamo». E così avviene. L’astensione sull’emendamento che boccia l’obbligo del green pass viene annunciata in Aula da Claudio Borghi, tra i pasdaran leghisti contro le misure sulla certificazione verde. Attaccano gli alleati: «È un atto irresponsabile. Deve finire l’ambiguità di Salvini che in Consiglio dei ministri condivide le scelte del governo e poi in Parlamento lavora per cancellarli in accordo con Fratelli d’Italia. Salvini decida da quale parte stare, se in maggioranza o all’opposizione del governo Draghi. Giochini per convenienze di partito sono inaccettabili», afferma la capogruppo dem Debora Serracchiani. «Il voto della Lega è una pugnalata a Draghi», sentenzia il capogruppo di Leu Federico Fornaro. Più tardi, quando la Lega con il deputato Dimitri Coin annuncia il voto a favore dell’emendamento FdI sullo stop all’obbligo nei ristoranti, e vota di conseguenza, il dem Enrico Borghi scrive sui social: «Quasi 100 parlamentari della maggioranza votano contro il governo. Ormai la doppiezza della Lega viene elevata a sistema. A questo punto la domanda è semplice: la Lega non ha più fiducia in Draghi? Lo dica!». E il capogruppo M5s Davide Crippa aggiunge: «C’è una questione di coerenza: è il disconoscendo della linea del governo:,questa è la linea di Salvini o di Giorgetti?». Per il ministro pentastellato Stefano Patuanelli «la Lega è diventata il partito del no». Le votazioni sugli emendamenti riprenderanno ma alla Camera c’è chi non esclude che la Lega potrebbe decidere di astenersi anche in occasione del voto finale sul provvedimento.

 

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