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Ora c'è anche la Covid tax. Stangata per le famiglie col tampone obbligatorio

Filippo Caleri
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Il tampone obbligatorio per andare al ristorante, al cinema o in palestra, se non si è fatto il vaccino, è una richiesta legittima per tutelare la salute di tutti. Ma la norma, che è stata introdotta dal decreto approvato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri, rischia di tramutarsi nell’ennesima tassa occulta che colpisce le famiglie italiane.

Di fatto una Covid tax che fa sì che, una pizza o un piatto di spaghetti alle vongole, costi di più a una normale famiglia italiana composta da padre, madre e figli minori (al di sopra dei 12 anni per la precisione) rispetto a un single o a una coppia senza prole.

 

Ecco come la stangata è dietro l’angolo. Posto che entrambi i genitori siano completamente immunizzati, e dunque con Green pass ottenuto automaticamente, sedersi a tavola per chi ha ragazzi con un’età superiore a 12 anni, può aumentare il costo della serata anche fino al 40%. 

I conti sono semplici. E Il Tempo li ha fatti sulla base dei menù di due attività di ristorazione della Capitale. La prima ipotesi è costruita su un’ordinazione ridotta all’osso: 4 pizze Margherita (20 euro), 4 supplì (6 euro), un’acqua minerale, due birre medie e due Coca cola (16,5 euro). Una simulazione che porta il conto a 42,5 euro. Ebbene, basta aggiungere i due tamponi per i figlioli senza vaccino (scontati a 8 euro dal decreto licenziato dal governo) e cioè 16 euro, per arrivare a un totale di 58,5 euro. 

 

Una bella cifra in valore assoluto ma «monstre» in termini percentuali, perché l’aumento della spesa è pari a circa il 37%. 
Si tratta ovviamente di un esempio ma la tendenza è tale da consentire di poter coniare, per l’uscita familiare del sabato sera, l’introduzione della «tassa Covid sulla pizza». Un balzello che, senza scomodare algoritmi matematici, ha una forte connotazione di progressività, ma all’inverso. Cioè più il conto elevato e meno incide percentualmente. Con un premio dunque per gli obesi e per i più golosi: più portate arrivano in tavola e meno, in proporzione, si paga di tassa Covid. 

Il secondo esempio elaborato da Il Tempo è la dimostrazione matematica di questo assunto. Si parte dalla stessa composizione del nucleo in un ristorante di fascia medio alta nel centro di Roma. L’ordinazione presa a modello è composta da quattro piatti di pasta con le vongole (13 euro l’uno), un pollo arrosto con le patate (18 euro), un piatto di calamari (20 euro), due calici di vino e un’acqua minerale (12 euro) e un dolce (8 euro). Il totale è di 110 euro, ma conteggiando il costo dei due tamponi (sempre di 16 euro) il conto sale a 126 euro.

Basta una semplice operazione per scoprire che l’aliquota aggiuntiva determinata dalla Covid tax è pari al 14,5%. 

Sono solo due esempi, ma se ne possono fare a decine, per dimostrare come la mancata gratuità dei test, almeno per i più giovani, rappresenti un peso fiscale occulto con connotazioni di particolare odiosità. Sì, perché i più colpiti non hanno scelta: o pagano per divertirsi con i loro figli o decidono di iniettare il siero anche ai loro piccoli. Scelta molto delicata e complessa da compiere anche per genitori pro vax più convinti. 

 

Ad essere favoriti sono invece single e coppie senza figli, per le quali il problema non si pone. Se regolarmente vaccinate, e dunque dotate di certificato verde non c’è, nessun aggravio sul conto al ristorante.

Una tassa iniqua e subdola come detto che non si limita a colpire lo svago preferito dalle famiglie italiane e cioè la pizza del sabato sera (con tampone obbligatorio per i piccoli il giovedì precedente)ma anche tutte le altre attività ludiche che riempiono i weekend di padri e madri, soprattutto quando la brutta stagione riduce le opportunità di divertirsi all’aperto. 

È il caso del cinema. La visione di un film appena uscito costa mediamente tra gli 8 e i 12 euro. In alcuni casi i minori fino a 10 anni pagano il ridotto di 6 euro. Assunto per semplicità un prezzo medio di 10 euro il calcolo è sempre lo stesso. Per far entrare un giovane con più di 12 anni a godere della magia del grande schermo ci vogliono 10 euro del ticket più il costo del tampone. In totale dunque 18 euro che fa un rotondo 80% di aumento. 

La percentuale resta la stessa ma il costo, in termini assoluti, è un autentico salasso se un papà porta in sala due adolescenti. In quel caso il costo della visione lievita a una media di 48 euro. Bastano una Coca cola e un pacco di pop corn per superare senza fatica i 50 euro per due ore di film. Dio salvi, dunque, il portafoglio delle famiglie cinefile, quelle che amano svagarsi più volte al mese nel buio della sala cinematografica. Per loro il divertimento inizia a diventare un voce importante del bilancio mensile. Stessa stangata anche per chi pratica sport in maniera saltuaria. I circoli e le palestre consentono infatti per i più pigri o i più impegnati anche gli ingressi giornalieri. La cifra varia a seconda dell’impianto ma il range medio va dai 10 ai 15 euro. 

Ecco così che anche in questo caso, assumendo il valore più alto, al costo base si devono aggiungere i soliti 8 euro dell’esame veloce. Si arriva così a 23 euro con un incremento del 53% rispetto ai prezzi di listino. Questo nel caso che il potenziale cliente sia un under 18. Perché per un maggiorenne senza vaccino il ticket complessivo sale a 30 euro. Questo perché, per loro, il prezzo del tampone è di 15 euro e l’incremento economico per allenarsi sale al 100%. 

Pare evidente, a questo punto, che una siffatta costruzione del Green pass sia stata concepita per usare il movente economico come leva per spingere i renitenti a prenotare una fiala di siero al più presto. Insomma se proprio non ci si convince con le parole degli scienziati e degli esperti, il rosso del conto corrente può rappresentare un ottimo motivo per cambiare parere sugli effetti benefici del vaccino. 
Così nelle intenzioni. Sì, perché risulta a Il Tempo che, nelle città di mare in questo momento affollate di vacanzieri italiani, ci siano lunghe file di turisti di fronte ai Covid-box delle farmacie per accaparrarsi il tampone, con relativo green pass, propedeutico alla pizza serale o all’ingresso nei grandi parchi acquatici. Alla faccia del vaccino dunque. In fondo le economie di spesa non si accordano quasi mai con la vacanza. E per gustarsi un bel piatto di pesce si può anche sopportare un extra costo. Per cambiare idea, probabilmente, molti hanno posticipato il dossier a settembre. Nell’attesa si paga.

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