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C'è l'emergenza ma gli onorevoli fanno le ferie. Così non discutono di green pass

Francesco Storace
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Una domanda ci frulla per la testa. Lo stato di emergenza anti Covid è stato prorogato fino a dicembre, praticamente due anni meno un mese. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri. Nel frattempo si sfornano decreti legge, che suscitano reazioni indemoniate. Vorremmo alzare il ditino non impertinente per chiedere: perché deputati e senatori vanno in vacanza se siamo in emergenza sanitaria? Tra Senato e Camera rivedremo il Parlamento pieno dal 7 settembre in poi. Una settimana in più dello scorso anno, quando l’estate sembrò annunciare la fine della pandemia in Italia. Tutto questo è normale? Non c’è fretta per esaminare decreti che contengono norme che appaiono controverse?

 

No, non è la solita provocazione antipolitica, che non ci appartiene per cultura. È semplicemente una questione che le alte cariche dello Stato, dal Capo dello Stato al presidente del Consiglio ai presidenti delle Camere, farebbero bene a tenere presente. 

 

L’ultimo decreto, quello del green pass per intenderci, ha provocato fortissime reazioni, tantissimi emendamenti sono stati depositati alla Camera, la maggior parte dei quali riguardano le domande che si pongono anche cittadini spaesati. Perché bisogna attendere settembre per avere risposte a quesiti che sono sulla bocca di tutti? Chi, ad esempio, ha titolo a identificare gli avventori di un ristorante mentre mostrano il Green pass? E tante altre ancora.

 

È anche un gigantesco problema di comunicazione. Io non ho avuto problemi a vaccinarmi e ho anche scaricato il green pass sul mio i-phone. Idem la mia famiglia, ma non me la sento di criminalizzare chi non lo ha fatto. Perché la campagna in corso rischia di non apparire convincente, se basata solo su divieti e obblighi.

In democrazia tutto va motivato. E non basta dire c’è il Covid se prima potevamo andare al bar o al ristorante senza mascherina e ora dobbiamo portarci il telefonino con il green pass scaricato.

 

C’è bisogno di risposte serie. Ma chiudere proprio ora i battenti del Parlamento significare sottovalutare i problemi delle persone, i dubbi, e persino le angosce dei cittadini. Capisco le paure di chi teme una puntura con un siero definito sperimentale da autorità e bugiardini vari, ma va detto che non ci stanno iniettando eroina. E va spiegato con precisione perché bisogna temere di più il Covid che non la siringa dell’infermiere. 

Perché c’è un clima di sospetto irrisolto che sembra motivare la rabbia di troppa gente, e persino di parlamentari sicuramente in buona fede che scatenano l’inferno sulle varie misure che si adottano. E anche per questo che si rischia di non riuscire a capire che cosa gli è preso al nostro paese. Ma se dalle autorità di governo e sanitarie non arrivano messaggi persuasivi l’impazzimento e il rifiuto aumentano. 

Sterzare, please. Anche perché se poi i guai cominciano d’estate, non si reggerà più la protesta. Ahi voglia a criticare chi non si è vaccinato. Ma accanto al bidone di benzina ci deve stare chi è eletto per fare la guardia alla Nazione. Le vacanze possono aspettare.
 

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