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Rai, la Lega più vicina al Tg1: Matteo Salvini lavora per Gennaro Sangiuliano alla direzione

Marcello Grimaldi
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I destini della Rai, sono tradizionalmente interconnessi a quelli della politica. È sempre stato così e lo sanno tutti, al netto di ipocrisie e dichiarazioni di facciata. L’accelerazione del governo nella designazione di Carlo Fuortes e Marinella Soldi, rispettivamente come Ad e Presidente di viale Mazzini, non solo non sfugge a questa consuetudine ma è, più di altre volte, la conseguenza di logiche attinenti alle istituzioni. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, fino all’ultimo, avrebbe voluto al timone della Tv di Stato Giorgio Stock, Manager internazionale con un passato in Disney e già Presidente di WarnerMedia Entertainment Networks. Ha dovuto ripiegare su Fuortes, manager comunque di altissimo livello, per ragioni squisitamente di pragmatismo politico. Tradotto: per evitare fibrillazioni al proprio esecutivo, sul quale il suo predecessore, Giuseppe Conte, stava seminando mine e trappole, profittando dei mal di pancia di un Movimento 5 Stelle, sempre più balcanizzato e riottoso sulla Giustizia.

 

 

Gli unici in grado di «calmare» Conte e neutralizzare i suoi agguati parlamentari erano quindi il «contiano di ferro» Goffredo Bettini e i maggiorenti del Partito Democratico. Di qui la scelta è ricaduta su un nome fortemente gradito al Nazareno. Di Fuortes si era parlato anche come presidente, ma il suo profilo, proprio per «la targa del Pd», avrebbe creato ancora più tensioni di quelle che già sta creando Marinella Soldi, alla quale al momento mancano ancora 7/8 voti dalla Commissione di Vigilanza per avere semaforo verde a presiedere il Consiglio di Amministrazione. Il governo non può permettersi di correre alcun rischio, in un momento reso ancora più complesso dal semestre bianco del Capo dello Stato Sergio Mattarella ormai alle porte e per calmare le acque dovrà trattare con i partiti e far scattare aclune compensazioni. Al netto delle roboanti dichiarazioni a caldo del sottosegretario Lucia Borgonzoni, non è interesse di nessuno, tantomeno della Lega, aprire un fronte così bellicoso con il presidente del Consiglio, bocciando la Soldi in Vigilanza, ma nulla avverrà senza una concertazione tra Esecutivo e forze politiche. Lega e Forza Italia, il centrodestra che sostiene Draghi, dovranno in qualche modo venire accontentati. Matteo Salvini avrebbe messo nel mirino il Tg 1 che vorrebbe affidare a Gennaro Sangiuliano, attualmente alla direzione del Tg 2. Gli azzurri, vorrebbero in qualche modo «ripescare» Simona Agnes in Cda, ma quel posto pare blindato da Giampaolo Rossi, stimato e, soprattutto, in quota Fratelli d’Italia, unica opposizione.

 

 

Dopo l’ennesimo «marziano» calato dall’alto per le posizioni apicali, per i prossimi movimenti non si potrà certamente prescindere dalla valorizzazione dei dirigenti interni alla Rai, che a lungo hanno cullato l’idea di avere finalmente le chiavi di un’azienda che conoscono alla perfezione. Per le caselle da Direttore Generale, che dovrebbero essere due, una corporate l’altra editoriale, i nomi più caldi sono Roberto Sergio per la prima e Marcello Ciannamea per la seconda. Sergio, direttore di Rai Radio, curriculum ricchissimo, ha dalla sua i successi di una delle divisioni aziendali che più si sono rinnovate e innovate, certificati dai recentissimi dati di ascolto e un gradimento trasversale, da sinistra a destra. Ciannamea, attualmente alla guida dei palinsesti, è stato sponsorizzato dalla Lega in tutti questi mesi e un altro schiaffo a via Bellerio è improbabile da reiterare.
 

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