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Beppe Grillo dixit: «Giuseppi è incapace» Si toglie di torno Conte, ma lo ha messo lui a Palazzo Chigi

Francesco Storace
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Sbloccati i licenziamenti, quello numero uno è eccellente. Beppe Grillo ha fatto fuori Giuseppe Conte e con la giusta causa: l’ex premier «non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione». È il clamoroso colpo di scena della giornata di ieri in cui sono venute alla luce le contraddizioni di un Movimento che non poteva convivere davvero con la diarchia, come aveva detto proprio Conte. A sigillare il portone è stato però Grillo, con una ics sulla faccia dell’ex premier. Amen. L’Elevato ha messo alla porta con un post l’avvocato del popolo, come si faceva ai vecchi tempi. Con personaggi di seconda linea, meno visibili, ma il metodo rimane identico. Non ha bisogno di probiviri, il Capo supremo, se vuole fare fuori chi gli si mette lungo la strada. Poi, non contento, Beppe Grillo ha rifilato a Conte un secondo e sonoro ceffone: ha convocato la consultazione degli iscritti attraverso la piattaforma Rousseau. Conte si era appena vantato di aver risolto il contenzioso con Davide Casaleggio e il fondatore del Movimento Cinque stelle praticamente gli ha mandato a dire che non è buono neppure per fare l’avvocato. E lo ha cacciato dal partito a cui non era neanche iscritto. Sennò il Non Statuto che ci sta a fare... e si è preso pure gioco della documentazione ricevuta sulle nuove regole che lo hanno fatto imbestialire: un falò metterà la parola fine anche a quella «proposta».

 

 

La realtà è che Grillo si era offeso per davvero e ha smentito tutti, facendo capire che contro di lui non ci si può mettere nessuno. A partire da quelli che dicevano che lui e Conte sarebbero stati costretti a fare pace: niente da fare, ha sfasciato ogni teorema, perché reputava insopportabile la spocchia dell’avvocato. Benvenuto nel club, dirà al Fondatore quella gran parte d’Italia che Conte non lo ha mai sopportato prima di Grillo e non si capacitava come potesse essere andato al governo dell’Italia. Prima con la Lega e poi col Pd, come ci si cambia d’abito ogni giorno. Grillo ne sapeva nulla? Questa sarà la domanda che già è cominciata a rimbalzare sui social e che tutti faranno al Guru. Perché se il Fondatore del Movimento può vantare le sue ragioni – e certo non ha molto senso il grillismo senza Grillo – anche lui dovrà assumersi la responsabilità di aver fatto governare per quasi tre anni l’Italia ad un signore senza visione, privo di capacità manageriali, sprovvisto di capacità organizzative, con zero qualità quanto a innovazione. Poteva scegliere di meglio dal mazzo. Fatto sta che anche le contraddizioni di Conte alla lunga si pagano. Non si può passare impunemente – anche dentro quella che si crede casa propria, ma sua non è mai stata – da Luigi Di Maio a Matteo Salvini, da Nicola Zingaretti a Enrico Letta. Lo puoi fare solo se c’è l’assenso di chi sta moralmente sopra di te ed è capace di spostare gli orientamenti del proprio popolo da una parte e da quella opposta. È proprio la storia di questi anni. Ed è il motivo per cui lezioni di coerenza Conte non ne può impartire a nessuno, tantomeno con l’arroganza con cui si è rivolto a Grillo su suggerimento evidente di Marco Travaglio che non ha risparmiato strali proprio all’inventore dei Cinque stelle, ora ripudiato nel nome di Conte. Improponibile.

 

 

 

La partita sembra già finita, a meno di colpi di scena. Conte ha tentato il parricidio, ma gli è andata davvero male. Ora, per evitare l’infanticidio, il partito personale lo dovrà fare per davvero, promettendo tripli mandati e chissà quanto altro ancora ai parlamentari da rubare al movimento pentastellato. Anche se sarà una soluzione debole e finirà presto anche la mitologia dell’uomo che piace al popolo. Finché hai le spalle coperte, anche i sondaggi ti possono sorridere, perché sembri procedere invincibile sulla strada del combattimento per il potere. Ma ormai Conte è disarcionato. Tra poco non piacerà più neppure alle sue Bimbe di Facebook, perché è la fine che fai quando sei sgarrato in faccia. In fondo, Conte ha voluto impersonificare l’ossessione del potere senza valori, spesso opposti. A colpi di fioretto. Beppe Grillo ha invece dato una cornice di sogni al movimento, anche se confusionari. E ha preso a luparate il tentato parricida. Ma sono entrambi le due facce di un’avventura. Che però è finita male. Malissimo. Da oggi entrambi arrancheranno alla ricerca del colpo alla nuca definitivo, per sbarazzarsi dell’altro. I problemi li avranno i parlamentari in carica costretti a scegliere tra l’uno e l’altro. Grillo avrà più forza, Conte li dovrà catturare tra quelli che immaginavano di non avere più la ricandidatura garantita. Erano quelli che combattevano la casta. Game over.

 

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