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Mario Draghi da Biden e Beppe Grillo lo imbarazza con i cinesi. La mossa di Conte e l'irritazione

Dario Borriello
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Una visita a sorpresa, geopoliticamente di grande rilievo. Doveva passare quasi inosservata, ma l’incontro a Roma tra Giuseppe Conte, Beppe Grillo e l’ambasciatore cinese, Li Junhua, è diventata di dominio pubblico nonostante la riservatezza degli staff. E non sfugge nemmeno la concomitanza tra la prima uscita dell’ex premier nella nuova veste di capo politico in pectore del M5S proprio mentre prende il via il G7 in Cornovaglia, dove il premier, Mario Draghi incontra il presidente americano Biden e, con gli altri leader mondiali, ha tra i punti in agenda un confronto anche su Pechino. L’eco sale di tono, oltre il livello di guardia, così Conte rinuncia, lasciando andare da solo il comico genovese, ma spiega le sue ragioni in una nota: «Per impegni e motivi personali, non ho potuto essere presente». Ma rivela di aver già visto «nelle scorse settimane vari ambasciatori e leader politici stranieri. L’ho fatto quale ex presidente del Consiglio e leader in pectore del M5S. L’ho fatto e continuerò a farlo». Perché il «suo» neo Movimento «avrà un respiro marcatamente internazionale» per fare in modo «che l’esperienza maturata sia un valore aggiunto» per un gruppo «che intende rinnovarsi profondamente». Dunque, «le polemiche sollevate in queste ore sono del tutto pretestuose», tuona. Il riferimento è chiaro. Perché la reazione dei competitor è forte. 

 

 

Ad esempio Giorgia Meloni picchia duro: «In molti si chiedono perché Grillo accompagnerà oggi Conte dall’ambasciatore cinese. La risposta è facile: per far ricevere al prossimo capo del M5S la benedizione di Pechino. È la conferma di quello che abbiamo visto in questi anni al governo della Nazione: i grillini sono la quinta colonna del regime cinese in Italia». L’incontro non piace nemmeno agli «alleati» di Italia viva. La mosca al naso salta anche alla Lega: «Il Movimento 5 Stelle chiarisca definitivamente l’ambiguità del suo rapporto con la Cina, e affermi in maniera inequivocabile da che parte preferisce stare, se con gli alleati americani ed europei o con l’emergente superpotenza cinese», chiede il deputato del Carroccio, Paolo Formentini. Per un giorno le discussioni interne al Cinquestelle finiscono in secondo piano, ma negli ambienti parlamentari sono comunque tanti a porsi la domanda: «Ma che ci sono andati a fare Beppe e Conte dall’ambasciatore cinese?». 

 

 

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