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Saman Abbas, l'incredibile silenzio di Letta e dei progressisti. Chi spunta per le elezioni a Roma e Siena

Benedetta Fruci
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Saman Abbas è scomparsa: di lei si sa che si era opposta ad un matrimonio combinato. Le telecamere la ripresero una prima volta fuggire sola la scorsa estate e una seconda in compagnia dei genitori, qualche giorno prima della sua scomparsa. Dopo un paio d’ore, quelle stesse telecamere riprenderanno i due coniugi rientrare a casa, senza di lei.

 

L’ipotesi della procura che si fa sempre più concreta è che la sua famiglia l’abbia uccisa, a causa della sua volontà di opporsi ad un matrimonio senza amore. Per lei, la penna di Roberto Saviano non ha vergato il foglio. Le femministe non sono scese in piazza.
Eppure, la sua non è forse una storia della violenza più atroce, dolorosa, squallida? Non è forse lei una martire e un simbolo di quella libertà e autodeterminazione femminile che costituisce il fulcro di anni di battaglie di emancipazione?

 

E ancora: quante Saman ci sono in Occidente? Quante giovani italiane, francesi, tedesche, di origine straniera, desiderose di vivere come le loro coetanee e invece tenute in stato di coercizione, obbligate a sposare un uomo scelto dalla famiglia, vittime di violenza, mutilate, infibulate o peggio uccise? Eppure, dietro il paravento della necessità di rispettare culture diverse, il pensiero progressista giunge per un paradosso a imporre la difesa di usanze tribali, senza comprendere che gli estremismi hanno tutti come obiettivo la distruzione totale dello stile di vita occidentale.

 

Uno stile di vita che poggia la sua essenza su diritti e libertà, un sistema fragile che ha garantito, dal dopoguerra, anni di benessere economico, civile e politico come mai era accaduto nella storia dell’uomo ma che necessita proprio per il suo difficile equilibrio una protezione e una difesa nette dall’estremismo del pensiero, politico o religioso che sia. Una società tollerante ha il dovere di difendersi dagli intolleranti e di proteggere chi di tale intolleranza è vittima. 

Letta non si pronuncia. E indigna lo stesso pd
Contraddizioni che si ritrovano perfettamente nella politica di palazzo. Enrico Letta, segretario dem, è riuscito a non dire nulla sulla triste vicenda di Saman, provocando indignazione perfino nel suo stesso partito. Marwa Mahmoud, consigliera comunale dem a Reggio Emilia, ha chiesto una presa di posizione al Pd e al suo segretario, inascoltata. Il segretario era forse troppo impegnato nella sua battaglia per il sacerdozio femminile, perché non solo si è dimenticato di candidare donne alla prossima tornata di amministrative, essendo l’unica candidata femminile del centrosinistra la renziana Isabella Conti, ma in vista delle elezioni suppletive dei collegio di Siena e di Roma Primavalle, i nomi che circolano nella forse-coalizione giallorossa sono quelli dello stesso Letta a Siena e di Giuseppe Conte a Roma.

Il centrodestra candidi le donne
Una sfida tutta testosteronica, a cui il centrodestra dovrebbe rispondere candidando due donne. In fondo, quei collegi sono contendibili: la Lega è riuscita a strappare già una volta Siena alla sinistra e Primavalle, pur se nel 2018 ha visto trionfare il M5S, vede i Fratelli d’Italia fortemente radicati, avendo lì la destra una storia importante. Rispondere con i fatti all’operazione di mero pinkwashing fatta dal segretario dem potrebbe essere un modo per far sì che la questione femminile perda quell’egemonia culturale ultraprogressista che a sinistra come a destra la trasforma in retorica priva di valore e costituisca una sfida reale al Pd a discutere e risolvere finalmente la questione femminile al suo interno.
 

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