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Coraggio Italia, Michaela Biancofiore in lacrime lascia Berlusconi: "Perché l'ho fatto"

Pietro De Leo
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“Non nego che una lacrima mi sia scesa. Anzi, ho proprio pianto per questa decisione grave. Lo dico con orgoglio, perché i politici non sono tutti cinici e non ha senso nascondere i sentimenti”. E’ la serata di ieri quando Il Tempo parla con Michaela Biancofiore. Anche lei ha deciso di aderire al progetto “Coraggio Italia”, presentato  da Luigi Brugnaro e Giovanni Toti. E ha lasciato Forza Italia, dopo un impegno politico nelle file azzurre iniziato nel 1994. “No - corregge subito - nel 1993. Forza Italia è nata nell’autunno del 1993 e io già c’ero. Tessera numero 789. E mai ho indietreggiato di un millimetro per tutti questi anni, sempre a fianco di Berlusconi, persino dimettendomi dal governo per lui”.

E poi che è successo?
Poi l’aria è diventata irrespirabile. Non è più la Forza Italia di Berlusconi. Persone che si impegnano sul territorio vengono mortificate, escluse dalle iniziative, gli incarichi vengono tolti con il favore delle tenebre, come è capitato a me per quanto riguarda il coordinamento regionale del Trentino Alto Adige. Non si può rimanere in un movimento dove è tutto uno “stare contro”. Berlusconi, sottolineo, è sempre stato inclusivo, aperto a nuovi contributi, agli affluenti; tutto il contrario della Forza Italia di oggi. Che soprattutto ha perduto la concezione del ruolo propulsivo nel centrodestra ma, al contrario, si  è appiattita su quelli che oramai sono i partiti maggiori della coalizione.

Una denuncia politica pesante, questa.
Espressa più volte nelle sedi opportune. Anche durante una riunione dei gruppi parlamentari ho rilevato tutto ciò, ed esattamente in questi termini, ad Antonio Tajani, il quale ama ripetere che Forza Italia sarebbe una famiglia. Ma in una famiglia non si gioca ad escludere né si fanno sgambetti, vige l’amore, non l’odio. D’altronde, a partire dal 2018 abbiamo perso una cinquantina di parlamentari, oltre a molti eletti ed aderenti sul territorio. Un gruppo dirigente dovrebbe farsi delle domande, invece prevale la denigrazione del prossimo, il colpevolizzare, lo scarico delle responsabilità, il ‘meno siamo e meglio stiamo’”. 

Secondo lei cosa dovrebbero fare?
Tirare una linea su quanto accaduto, dimettersi tutti, consegnare le chiavi del partito in mano a Berlusconi e indire un congresso facendo prevalere il merito.

Berlusconi l’ha sentito nelle ultime ore?
Sì, ma oramai avevo elaborato il lutto e non c’erano più argomenti credibili per tornare indietro.

Fin qui, quello che lascia. Cosa trova in “Coraggio Italia”?
Ritrovo la gioia, il sorriso, il “sole in tasca”.

Espressione, questa, notoriamente berlusconiana.
Sì, e non la uso a caso. Ho reincontrato quello spirito lì, del berlusconismo più autentico. Al primo incontro di “Coraggio Italia” la prima persona che ho riabbracciato è stata Paolo Romani, davvero come tornare a casa.  E ho trovato, una persona, Luigi Brugnaro, che è andato a leggersi la mia storia, a cercare quanti voti ho sul territorio ed evidentemente ha visto in tutto questo un valore aggiunto, al contrario di quanto ultimamente accadeva in Forza Italia. D’altronde, ‘Coraggio Italia’ non è altro che la realizzazione de “L’Altra Italia”, quel progetto che Berlusconi aveva affidato con lungimiranza proprio a Brugnaro, per fare qualcosa di nuovo che andasse oltre Forza Italia. Ovviamente ci furono molte resistenze interne.

L’impressione, però, è che ci sia una sorta di diarchia Brugnaro-Toti. Questo non può creare problemi con la leadership?
No. L’atto fondativo dice che Brugnaro è il presidente. A Toti verrà sicuramente riservato un ruolo di  tutto rilievo.

In Forza Italia non hanno preso benissimo la vostra iniziativa. Adesso l’area liberale del centrodestra vede diverse realtà. Voi, gli azzurri, l’Udc, Noi con l’Italia…prima o poi dovranno entrare in sinergia.
Prima o poi queste realtà dovranno federarsi, come è opportuno e doveroso che sia. Chi avrà più forza assumerà l’iniziativa. Ma vado addirittura oltre, e dico che un’operazione del genere va pensata per l’intera area di centrodestra. Ho sempre creduto in quella “Squadra Italia”, la nazionale della politica, che sia in grado di esprimere programmi e personale politico per governare al meglio il nostro Paese.

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