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Cartabianca, la previsione di Vittorio Sgarbi: quanto ci teniamo Draghi al Governo

Giada Oricchio
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Vittorio Sgarbi, a #cartabianca, l’approfondimento sull’attualità di Rai3, martedì 18 maggio, disegna il quadro politico italiano e fa un pronostico: “Draghi al Quirinale nel 2023”.

Dopo il Recovery fund e la campagna vaccinale quale sarà il futuro politico dell’Italia? Mario Draghi resterà Presidente del Consiglio fino al 2023 o salirà al Quirinale nel 2022 con la fine del mandato di Sergio Mattarella? Il centrodestra sarà guidato da Giorgia Meloni o Matteo Salvini? Bianca Berlinguer, conduttrice di #cartabianca, interroga i suoi ospiti e se per il giornalista Luca Telese, la Meloni e Salvini “sono nemici, in privato si odiano parlano per whatsapp, la leader di Fratelli d’Italia sta diventando lo spettro del segretario della Lega”, per il critico d'arte e sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi, le cose non stanno tanto diversamente: “Io ho grande stima in Draghi, i nostri rapporti sono sempre stati cordiali e ho molta aspettativa di buoni risultati. Ma forse non avevo capito che nella sua visione di futuro in cui tutti i partiti convergeranno sul suo nome come Presidente della Repubblica, cosa che mi pare inevitabile, ha dovuto mettere Di Maio Ministro degli Esteri che mi sembra una cosa…. Speranza come Ministro della Salute quando ha un partito diviso in due, non ha fatto niente rispetto a quello che mi aspettavo. In altri Ministeri ha messo uomini di fiducia, ma la condotta generale è di grande equilibrio e misura e capacità di mitigare le pretese di Salvini che dialoga con lui, lo stima e lo voterà per il Quirinale e di mitigare le richieste di una sinistra che continua pretestuosamente a non considerarsi parte di un governo di unità nazionale dove Letta ogni giorno attacca Salvini”.

 

 

La Berlinguer gli fa notare che se Draghi diventa Presidente della Repubblica, cade l’esecutivo e si va a votare prima del 2023, ma Sgarbi: “Non si può votare prima perché il Presidente eletto da 1000 deputati non può mandarli a casa, nominerà un successore che probabilmente sarà un tecnico per 8 mesi perché poi c’è la campagna elettorale. La soluzione potrebbe essere un Mattarella bis? Sì, consentirebbe a Draghi di fare due parti in commedia: il Presidente del Consiglio fin tanto che serve e poi quello della Repubblica. Mi sembra che queste siano le prove per diventare Presidente come fece Ciampi. Che poi avvenga subito o dopo un interregno di Mattarella non lo so, ma credo che si andrà a votare nel 2023”.

 

 

Sgarbi è severo anche sulle alleanze in vista delle amministrative: “Lega che sta al governo e FdI che sta all’opposizione hanno maggior capacità di stare insieme di Pd e M5S che sono entrambi in maggioranza e danno un sintomo molto grave e fallimentare del loro futuro non trovando l’alleanza per le elezioni comunali. A sinistra c’è un vero malessere e avranno più candidati nelle varie città, la destra riuscirà invece a proporne uno solo. Sono più coesi FdI e Lega e questo è un paradosso”. Gli fa eco il giornalista Luca Telese che condanna la fragilità storica della sinistra: “Il centrodestra marcia diviso, ma colpisce unito, hanno un loro codice semplice: chi arriva primo comanda, poi ce possiamo mena’, mentre il centrosinistra è un vorrei ma non posso. Solo Conte li può tirare fuori dall’impiccio anche se non è ancora leader del M5S. E’ pur vero che al momento nessuno dei due schieramenti ha trovato il candidato unico per Roma, Torino e Napoli, è una partita di specchi”.

 

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