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Il Governo Draghi chiama Big Pharma. Contatti per avviare in Italia la produzione di vaccini con mRna

Benedetto Antonelli
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La campagna anti-Covid attende con il fiato sospeso il verdetto atteso per oggi dell'Ema sul vaccino Johnson&Johnson, il monodose statunitense. Con oltre 4 milioni e mezzo di italiani già immunizzati e 11 milioni che hanno ricevuto la prima dose, l'accelerazione nel nostro Paese è innegabile, ma non basta: i vaccini sono gli unici in grado di fermare il virus che continua a correre e uccidere. Per questi motivi il governo avrebbe contattato alcune aziende farmaceutiche per avviare una produzione in Italia di vaccini mRna, come quelli di Pfizer e Moderna che non sono stati sospesi dalle autorità sanitarie. A rivelarlo è il Financial Times, secondo cui l'esecutivo guidato da Mario Draghi avrebbe discusso di questa eventuale produzione con l'americana Moderna, la svizzera Novartis e l'italiana Reithera. Il quotidiano britannico sostiene di aver ottenuto queste informazioni da «persone che hanno familiarità con la questione».

 

 

Nei contatti avuti con Novartis e ReiThera si sarebbe ventilata la possibilità anche di produrre in Italia il vaccino mRna sviluppato dalla tedesca CureVac. Per quanto riguarda Moderna, invece, Draghi ne avrebbe parlato direttamente con l'ad Stéphane Bancel. Ma «il colloquio non sarebbe andato a buon fine». Intanto, ieri sono arrivate in Italia altre 430mila dosi di AstraZeneca, ma se davvero si vuole arrivare a all'80% di vaccinati entro settembre, la strada è ancora lunga e resa impervia da molte incognite. Il primo nodo è rappresentato dalla sorte dei vaccini a vettore virale, come AstraZeneca e Johnson & Johnson, sui quali sono stati riscontrati, come possibili effetti collaterali, alcuni rarissimi casi di trombosi. Il secondo rappresentato dalle consegne, in aumento grazie a nuovi contratti, ma delle quali non è ancora certa la quantità. Una buona notizia arriva dalle somministrazioni nelle carceri che, assicura il commissario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo, verranno completate senza interruzioni.

 

 

All'Italia spettano, tra aprile e giugno, oltre 53 milioni di dosi: di queste, 8 milioni circa da Johnson & Johnson e 10 milioni da AstraZeneca. Sul primo l'Agenzia europea per i medicinali deciderà nelle prossime ore se raccomandarne l'uso sugli anziani, come già avviene per il siero anglosvedese. Se ciò avvenisse, oltre un terzo dei vaccini in consegna prima dell'estate potrebbero avere limitazioni di impiego ed essere indirizzate prevalentemente agli over 60. Inoltre, i due sieri in questione sono proprio quelli destinati a far fare alla campagna vaccinale il salto di qualità, perché più facili da distribuire e conservare rispetto a quelli a Rna messaggero, come Pfizer e Moderna. Ecco perché oggi è una giornata fondamentale per le sorti della campagna anti-Covid: alle comunicazioni di Ema seguirà la riunione della Commissione tecnico scientifica dell'Aifa che dovrà a sua volta dare indicazioni per l'impiego del siero in Italia. Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, si dice fiducioso che entro agosto, con 12/15 milioni di vaccinazioni al mese, si arrivi alla tanto agognata immunità di gregge. Per quanto riguarda il bollettino quotidiano diffuso dal ministero della Sanità, i morti nelle ultime 24 ore sono 316 e i nuovi casi 8.864 con il tasso di positività che sale dal 5,5 a16%.

 

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