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Francesco Giro "scrive" Roma per il sindaco di domani

"Interesse Capitale", un viaggio di 90 giorni tra i luoghi con i problemi irrisolti

Francesco Storace
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Se i partiti deponessero le armi scegliendo un candidato di tutti, senza avversari, per fargli rimettere in piedi la Capitale d’Italia, Francesco Giro – senatore di Forza Italia, doppia tessera con la Lega e tanta considerazione in ogni ambiente politico – sarebbe il sindaco perfetto.

Perché Roma ha bisogno di disintossicarsi da una politica che sa solo odiare. Le servono cultura e competenza. Le bandierine, magari, la volta successiva. 

Non essendoci ancora le condizioni per una città pacificata – si litiga tra schieramenti e negli schieramenti – Giro presenta la Roma che ama con i suoi libri. Che raccontano il vissuto e i progetti.

Tempo addietro «La città chiara: politica e cultura per Roma»; ora, sempre con Gangemi editore, ha mandato in stampa «Interesse Capitale».

Mettendo alla berlina un processo che non gli è mai piaciuto – quello sulla cosiddetta mafia romana – in una serie di articoli pubblicati su affari Italiani, con la prefazione di Fabio Carosi, cronista di ottime conoscenze di cose capitoline.

Il libro entra nella città e nell’amministrazione, misure le cifre – a volte deludenti – di una politica incomprensibile, offre la possibilità di pensare in grande e in lungo.
Il sogno che Giro offre è quello di cercare – e alla fine la si dovrà trovare – una classe dirigente capace di far tornare protagonista la Capitale d’Italia. Rispettata nel mondo.

Veniamo da anni in cui un Capitale morale si è sciupato, perché la Città è stata preda di affarismi intollerabili e di presunzioni insostenibili. In fondo, la Capitale avrebbe bisogno non di un Superuomo, ma più semplicemente di una persona normale. Dedita all’ascolto e capace di decidere. E leggere un libro come quello di Giro può aiutare chi la amministrerà.

L’autore racconta di aver girato Roma in ottanta giorni, ed è l’unica “bugia” che gli va concessa. Perché una vita dedicata alla città più bella del mondo non si contabilizza con un paio di mesi del calendario, ma con decenni di passeggiate nei suoi quartieri e l’inchino riverente al Vaticano.

È Roma, e va amata. Non possiamo ricordarcene solo quando piangiamo i nostri grandi. L’ultimo è stato Gigi Proietti, e ci siamo fermati tutti. Ma è il tempo di ricominciare a camminare, magari senza faticare troppo. Perché in fondo ci piacerebbe anche ammirarla – questa nostra città – e non ne abbiamo mai il tempo. Si sa, non siamo turisti, che ne sanno pure più di noi.
 

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