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Draghi salva Speranza dagli artigli di Salvini: non era lui a tener chiusa l'Italia

Nadia Pietrafitta
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Intanto la forma, che in politica è sostanza. Roberto Speranza è l’unico ministro a sedere accanto a Mario Draghi durante l’ormai consueta conferenza stampa del venerdì. Il titolare della Salute è da giorni sotto attacco, con Matteo Salvini che lo accusa «di vedere solo rosso» e Giorgia Meloni che firma una mozione di sfiducia accusandolo «di non essere all’altezza della sfida». Il premier, allora, decide di schierarsi ancora una volta al suo fianco. Non è per lui che il Paese, sin qui, non ha potuto riaprire. «Credo che le critiche al ministro Speranza dovevano trovare pace fin dall’inizio, non erano né fondate né giustificate», scandisce. «Ho già detto l’altra volta - ribadisce tradendo un certo "imbarazzo" per doverlo ripetere in sua presenza - che lo stimo e l’ho voluto io nel Governo». Chi attacca Speranza, insomma, attacca il Governo. A maggior ragione che, sottolinea Draghi, pur con «diversità di vedute su alcuni aspetti», le decisioni alla fine sono state prese «all’unanimità, non a maggioranza».

 

 

Anche il Pd sostiene il ministro della Salute. E non a caso i suoi principali dirigenti, dal segretario Enrico Letta, all’ex Nicola Zingaretti, passando per capigruppo e parlamentari «semplici» parlano di «piano Draghi-Speranza» sulle riaperture, quasi a sottolineare che è stato il ministro della Salute (e non Matteo Salvini), ora che il «rischio è ragionato» e i dati lo consentono, il coprotagonista del percorso «graduale» verso la normalità. Matteo Renzi non fa «crociate». «No alla mozione di sfiducia, sì alla commissione di inchiesta - scrive nella sua enews - Leggo di mozioni di sfiducia al Ministro Speranza. Io penso che buttarla in rissa per motivi ideologici, come sta cercando di fare Fratelli d’Italia, non sia la soluzione. Ora dobbiamo uscire dalla pandemia, poi - questo sì - occorrerà fare chiarezza su ciò che non ha funzionato (primule, banchi a rotelle, mascherine, strani ventilatori cinesi, eccetera)», aggiunge annunciando la richiesta che Italia Viva presenterà in Senato, a prima firma di Davide Faraone, di istituire una commissione di inchiesta.

 

 

Intanto cresce il sostegno intorno a Speranza. Sulla rete gira l’appello #IostoconRoberto lanciato su Facebook dallo scrittore Maurizio De Giovanni, firmato da numerose personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, dei sindacati, del giornalismo e dell’associazionismo. «Dentro immani difficoltà il ministro della Salute è stato e continua a essere un punto di riferimento decisivo», si legge, ma «è da giorni nel mirino di un attacco politico e personale ignobile. Insulti, minacce, accuse intollerabili. Come cittadine e cittadini italiani, come donne e uomini della cultura, del lavoro, dell’arte, dello sport, della scienza, ci teniamo a esprimere il nostro consenso, il nostro sostegno umano e politico e la nostra solidarietà a Roberto Speranza», conclude. In calce all’appello, oltre ai nomi dei tre segretari di Cgil, Cisl e Uil, del presidenti dell’Anpi e di quello dell’Arci, ci sono anche, tra gli altri, quelli Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Neri Marcorè, Ferzan Ozpetek, don Luigi Ciotti, Antonio Scurati, Gianrico Carofiglio, Corrado Augias, Michele Serra, Francesco Guccini, Gabriele Salvatores, Monica Guerritore, Tomaso Montanari, Moni Ovadia, Eugenio Finardi e Renzo Ulivieri.

 

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