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Vaccini, troppa confusione. La colpa è di chi guida il governo

Franco Bechis
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L'ultima perla è arrivata ieri da un documento pubblicato sul Corriere della Sera da un gruppo di professoresse che si firmava “Scienziate per la società”. Dopo una lunga spiegazione sulle trombosi che sarebbero provocate dal vaccino AstraZeneca (le Vitt), le nostre scienziate - tutte italiane - scrivevano: “la possibilità di avere una complicazione grave come la Vitt a seguito di vaccinazione con AstraZeneca, seppure molto rara, può quindi rappresentare nei giovani un rischio più alto dello stesso Covid 19”.

In sintesi: se sei giovane, rischi di più a vaccinarti con AstraZeneca che a contagiarti. Capite che viatico possa essere una frase così pubblicata a firma collettiva da scienziate su uno dei più importanti giornali italiani, quando gran parte dei giovani insegnanti sono in attesa della seconda dose proprio di quel vaccino. Quella frase ha fatto saltare sulla sedia ieri (lo riferisce il nostro Dario Martini) il presidente dell'Aifa, Giorgio Palù che dimostra con le cifre come non sia affatto vero: fra i 20 e i 50 anni ogni 100 mila italiani 5,3 muoiono di Covid e 0,29 hanno perso la vita dopo avere fatto quel vaccino, sempre che sia certa la responsabilità del vettore di AstraZeneca sulle trombosi letali. Proprio mentre si pensava a questo, ieri è saltata fuori una disposizione del governo che faceva sospendere le vaccinazioni AstraZeneca  a militari e personale delle forze dell'ordine, dicendo invece di procedere con le prime dosi di Pfizer e Moderna. Poi a tarda sera arrampicandosi un po' sui muri si è cercato di spiegare quello stop con l'adesione alla direttiva del generale Figliuolo di procedere con le vaccinazioni solo per fasce di età. Cosa che in realtà in gran parte dell'Italia si continua allegramente a non fare.

Sono due segnali della gran confusione che regna sulle vaccinazioni in Italia come purtroppo in gran parte di Europa. Spiace dirlo, ma la colpa è del governo e quindi di chi lo guida, il professore Mario Draghi. Tocca a lui prendere una decisione e fare la scelta senza fare parlare scienziati a destra e manca che come al solito dicono cose diversissime l'uno dall'altro. Oggi in Italia abbiamo  AstraZeneca che si “consiglia di somministrare preferibilmente sopra i 60 anni di età”, ma che “non è vietato somministrare al di sotto di quella età”. Non fosse una tragedia, nemmeno una barzelletta riuscirebbe a offrire disposizioni così grottesche. Eppure questo ha detto il Cts e il suo coordinatore, professore Franco Locatelli. E non è serio che un paese tratti in questo modo i suoi cittadini. Prenda una decisione Draghi, su AstraZeneca come su Johnson & Johnson. Non ci sono rischi sopra i 60 anni? Bene, si stabilisca che si vaccinano con quelle dosi solo le persone da quella età in su. Ci sono rischi al di sotto di quella età? Allora non si somministri nemmeno la seconda dose a chi è più giovane, e si trovino altre soluzioni come stanno facendo in altri paesi. Se vuole chiedere consiglio agli scienziati, Draghi lo faccia. Ma in segreto, e poi metta lui la faccia sulla decisione che deve prendere, perché tanto così non si può fare una seria campagna vaccinale.

Oggi l'Italia ha il sesto numero di morti per Covid nel mondo: e tutti e cinque i paesi che sono davanti a noi hanno molti più abitanti. E' evidente che sia sbagliato molto se non tutto in quest'anno, altrimenti non avremmo avuto una tragedia di queste proporzioni. Non hanno protetto un granché gli italiani i consigli di scienziati che sono dal primo giorno e tutt'ora al comando in un Cts sia pure rinnovato. La salute degli italiani non è stata difesa da chi ne aveva la responsabilità, questo è indiscutibile. La cosa più importante di quella catena disastrosa di comando sulla pandemia che è cambiata è chi è alla guida del governo. Non c'è più Giuseppe Conte che tanta responsabilità ha nel disastro italiano, e al suo posto c'è Draghi. Ma se il successore - come sembra - non vuole assumersi responsabilità cercando solo di navigare tranquillo e sottocoperta, dai guai non veniamo fuori. Meglio una decisione sbagliata che non decidere mai come sta avvenendo. Se Draghi deve prendere coraggio per farlo, suggerisco dia una occhiata a quel che producono i suoi scienziati.

Prenda in mano gli ultimi due bollettini epidemiologici dell'Iss di Silvio Brusaferro: quello del 31 marzo e quello del 7 aprile. Per la prima volta hanno diviso per fasce di età bambini e ragazzi fra 0 e 19 anni, in modo da potere seguire nel dettaglio i contagi a scuola. Buona idea, visto che non abbiamo letteratura vera sul tema. Ma il 31 marzo il bollettino indicava che da inizio pandemia sono morti di Covid 24 ragazzini in quelle fasce di età. Una settimana dopo, il 7 aprile, lo stesso bollettino ne indicava 22. Vero che in mezzo c'è stata Pasqua, festa del Risorto. Ma pensare che due ragazzini morti di Covid fossero risorti proprio nella settimana pasquale, è troppo anche per chi ha una fede granitica. Questo è il lavoro degli scienziati cui si affida Draghi. Questi sono i numeri sulla base dei quali si prendono tutte le decisioni su chiusure, limitazioni della libertà e procedure sanitarie. Non è più tempo di farsi schermo con queste. Tocca al presidente del Consiglio decidere, perché questa è la politica. E pace se questo scontenterà qualcuno: valgono di più l'Italia e gli italiani.

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