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Cala il gradimento, perché la luna di miele con Draghi è finita

Arnaldo Magro
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Pare che nei sondaggi, per la prima volta da due mesi a questa parte, il gradimento degli italiani nei confronti del governo Draghi, sia sceso di qualche punto. Frutto probabilmente di quei ritardi, che il popolo italiano non giustifica e certo mal digerisce. La celerità con la quale siamo abituati a disinnamorarci dei leader politici, sarebbe a questo punto, materia di studio psicosociale nelle università.

 

 

 

Su Rete4 ad esempio, ma non solo, si cominciano ad evidenziare le lacune del governo. Che sia un campanello di allarme? «Il cambio di passo non è pervenuto. Non si parla più di fondi europei. Dovevano essere presentati i progetti entro aprile, non se ne parla manco più». Rincara la dose il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, collegato dal suo ufficio: «A marzo dovevamo già avere i soldi, non è arrivato un centesimo al Comune. Non vi era con Conte, non vi è manco adesso un coordinamento nazionale. Siamo ancora al conflitto Stato-regioni. Lo vedo solo io?». Non alza i toni il sindaco della terza città di Italia ma le sue parole pesano come macigni. «Non vi è programmazione dal governo. Non una data ipotizzata per le aperture dal ministro Speranza. Se non si riapre la saracinesca arriva l’usuraio della camorra. Piaccia o meno, così funziona a Napoli».

 

 

 

Il cambio di passo lo ravvedono invece i renziani come Faraone però: «Draghi è merito nostro. Abbiamo imposto noi la legge semplificazioni. Abbiamo fatto in modo che partissero i cantieri bloccati. Per rimettere in moto il Paese». È sotto gli occhi di tutti, come abbia funzionato.

 

 

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