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Io raccomandato da un prete, Vittorio Feltri svela gli inizi della carriera

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Vittorio Feltri si racconta senza filtri in un'intervista rilasciata a Alessia Ardesi. Il fondatore di Libero svela le origini della sua passione per il giornalismo e come iniziò a collaborare con "L'Eco di Bergamo". Feltri all'epoca studiava con Angelo Meli, direttore e priore della basilica di Santa Maria Maggiore, che offrì il suo aiuto. "Iniziai a frequentare la canonica per tre ore al giorno - racconta Feltri a Libero - Mi massacrava, era di una cultura infinita e di un'intelligenza superiore". Poi, dopo la maturità, il debutto nel mondo del giornalismo. "Una volta superato l'esame di maturità - prosegue Feltri - lui telefonò subito al direttore dell'Eco di Bergamo, Monsignor Spada: "Ho un mio allievo, si chiama Feltri, dagli una mano". E così iniziò la sua avventura nel giornalismo.

 

 

 

Nell'intervista a Libero, Feltri parla anche del suo rapporto con Dio e la religione. Quando gli si chiede se prega: "Non se ne parla neanche - risponde Feltri - Do sempre il mio otto per mille alla Chiesa cattolica perché so che usano il denaro per fare del bene alla gente. Degli altri non mi fido". Ma su cosa ci sia dopo la morte, il fondatore di Libero ha pochi dubbi: "Il cimitero. Si può fantasticare, sperare in qualcosa che dà continuità alla vita, ma è del tutto improbabile. L'umanità ha bisogno di pensare di non morire. Anche l'immortalità dell'anima non è provata da nulla. Sono speranze che cerchiamo di immaginare per consolarci". Ma la sua intervista impossibile c'è: gli piacerebbe intervistare proprio Dio per chiedergli una cosa sola: "Perché tutto sto casino? Chi te l'ha fatto fare?".

 

 

 

     

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