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Matteo Salvini ai suoi ministri: "No ai diktat di Speranza"

Francesco Storace
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Le anticipazioni sembrano preludere ad una svolta, ma Matteo Salvini vuole vedere le carte. Nel decreto che il governo di Mario Draghi varerà questa sera ci deve essere scritto con chiarezza che in qualsiasi momento le zone d'Italia che vedranno migliorare la loro situazione rispetto al Covid potranno tornare ad una vita migliore di quella attuale. Prima del decreto, Salvini non intende commentare.

Pagare moneta, vedere cammello. Perché il leader della Lega non vuole portare la croce da solo. E il messaggio è rivolto anche ai suoi compagni di partito, che devono condividere l'obiettivo. Li ha chiamati ad agire. Sicuramente pare averlo compreso proprio il premier, che ieri sera ha fatto diramare una nota dal tono distensivo. «Nel decreto Covid ci sarà un meccanismo che a partire da una certa data di aprile prevederà la possibilità di allentare le misure anti contagio in relazione a un eventuale miglioramento dei dati».

E non è un caso che ieri sera fonti della Lega abbiano voluto mettere le cose in chiaro: «Ministri della Lega, sindaci e governatori al lavoro perché sia possibile, già da aprile, ovviamente nelle città con la situazione sotto controllo, un ritorno al lavoro, allo sport, alla vita. È necessario correre suvaccini e cure domiciliari ma bisogna prepararsi al ritorno alla normalità». In pratica si punta ad un auto matismo che potrebbe portare allentamenti da zona gialla. Poi però c'quel pizzico di ambiguità che non manca mai, sennò Roberto Speranza chi lo sente... Palazzo Chigi fa anche sapere contemporaneamente che «il decreto comunque confermerà più in generale l'impostazione che dispone soltanto zone arancio ni e rosse per tutto il mese di aprile».

Le due cose vanno chiarite bene, è difficile davvero farle coesistere, dicono negli ambienti leghisti. Per verificare se si sia di fronte ad una vittoria o se bisogna restare col pugnale tra i denti, c'è da attendere oggi, quando il testo verrà alla luce. E qui Salvini attende dai suoi tre ministri, Giancarlo Giorgeni, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, un segnale di vigilanza e di battaglia in seno al consiglio dei ministri, maga ri coinvolgendo anche i loro colleghi di Forza Italia, Brunetta, Carfagna e Gelmini. Del resto, anche gli azzurri si sono spesi pubblicamente sulle zone gialle e dovrebbero essere pronti alla partita. Sarà comunque una giornata tosta, perché le trappole si annidano sempre nei dettagli. Per questo Salvini vuole vedere le carte, e anche i suoi governatori sono d'accordo con lui: le parole giallo e bianco devono tornare a «colorare» il decreto. Il Capitano della Lega ha fatto sapere ai suoi - «con decisione» - che si è stancato di fare una battaglia solitaria per gli italiani. È a loro che dobbiamo rispondere e non a Speranza, va ripetendo nei suoi colloqui di partito in questi giorni.

Lo stesso Draghi lo ha sentito in questi giorni, promettendogli di trovare una soluzione ad una questione fondata come quella delle riaperture e su cui anche il premier si è esposto. Così come sui quattrini da erogare a chi ne ha diritto. Per Salvi ni gli italiani sono esasperati perché per un armo gli è stato raccontato da Conte che avevamo una valanga di miliardi in cassa e si chiedono dove sono finiti. Quindi lo scostamento di bilancio deve essere ingente e immediato. Infine, ma non per ultimo, il capitolo vaccini: «Arcuri è stato mandato via non per antipatia, ma per inefficienza. E la Lega non guarderebbe in faccia a nessuno se si procedesse con le stesse esitazioni. Figliuolo, che sta facendo un buon lavoro, prenda in mano le redini e stronchi furbetti e prepotenti del vaccino», ha confidato il leader della Lega ai suoi amici più stretti.

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