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Decreto sostegni, ecco a chi andranno i soldi. Salvini pressa Draghi: non basta

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Il governo deve accelerare per chiudere la pratica del Dl Sostegni. Dovrebbe andare in scena nei prossimi giorni, anche se non ancora fissata, una riunione del ministro dell’Economia Daniele Franco con i capigruppo della maggioranza per confrontarsi sul testo del provvedimento. Come annunciato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, i 32 miliardi di euro già autorizzati dal Parlamento a gennaio «verranno interamente impegnati». I danni provocati dalle chiusure che scatteranno da lunedì, con quasi tutta Italia inserita in zona rossa fino a Pasqua, saranno invece ripagati da un nuovo ricorso al deficit, come anticipato sempre dal premier.

 

Un ennesimo scostamento di bilancio per contenere l’emergenza e preparare il rilancio dell’economia è quindi all’orizzonte. Cifre ufficiali non sono ancora state diffuse da Palazzo Chigi e Mef, ma è chiaro che servirà un nuovo corposo intervento. Il governo lo chiederà in occasione del Def, Documento di economia e finanza, che sarà presentato in aprile.

 

L’obiettivo è ampliare la platea dei destinatari, ma l’ostacolo è nelle coperture. «Rispetto a dicembre, è chiaro che è cambiato il mondo con la terza ondata e le varianti - ha ricordato il leader della Lega, Matteo Salvini -. Ci sono richieste da tantissime categorie economiche e produttive che sono state dimenticate nei mesi passati. Penso che serviranno altri interventi importanti».

 

Prima però dovranno arrivare i ristori già programmati. «Il decreto continua a tardare nonostante l’urgenza - sottolineano i deputati M5S della commissione Finanze -, e il fatto che le forze di maggioranza non conoscano ancora i dettagli ci fa pensare che il testo non sia chiuso. Un nuovo rinvio non sarebbe accettabile». Dello stesso avviso la vicepresidente del Senato Paola Taverna che via social invoca «un cambio di passo deciso». Tra i provvedimenti più significativi inseriti nel decreto il prolungamento della cassa integrazione guadagni, un più ampio finanziamento degli strumenti di contrasto alla povertà per sostenere i ’nuovi poveri', contributi in forma più semplice e immediata, senza criteri settoriali (codici Ateco), per autonomi e partite Iva. Dovrebbe essere previsto poi lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 5mila euro emesse dal 2000 al 2015, anche se la Lega spinge per alzare la soglia fino a 10mila euro.

Il Mef intanto ha comunicato che nel dl sostegni in corso di redazione verranno differiti al 31 marzo i termini di trasmissione telematica della ’Certificazione unicà all’Agenzia delle entrate e di consegna della stessa agli interessati. L’Agenzia metterà a disposizione dei cittadini la dichiarazione precompilata il 10 maggio 2021, anziché il 30 aprile.

 

 L’impianto del decreto e i suoi pilastri (indennizzi, lavoro, fisco e sanità) restano confermati mentre gli aiuti per le famiglie alle prese con le scuole chiuse sono stati anticipati con il nuovo decreto Covid varato ieri che ha rifinanziato i congedi parentali e il bonus babysitter, prevedendo il diritto allo smart working per chi ha figli under 16. Ma restano ancora alcuni nodi da sciogliere per chiudere il provvedimento e nei prossimi giorni si preannuncia un confronto serrato tra le forze di maggioranza.

 

 Il cuore del provvedimento, il pacchetto ristori, dovrebbe essere rafforzato rispetto alle intenzioni iniziali e la dote dovrebbe arrivare a 11 miliardi. L’obiettivo è di ampliare la platea dei beneficiari e indennizzare tutte le attività economiche con partita Iva, quindi sia imprese che professionisti, che hanno registrate perdite, superando la logica dei codici Ateco e aumentando il tetto di fatturato da 5 a 10 milioni. Si sta ancora ragionando sulla soglia delle perdite che nelle bozze circolate era fissata al 33%, ovvero un terzo circa del fatturato: potrebbe essere abbassata fino al 30%. La base di calcolo per il ristoro è la perdita media mensile del 2020 rispetto al 2019 alla quale sarà poi applicata una percentuale, dal 30 al 15% in base al fatturato, in modo da premiare le attività più piccole. Previsto anche un intervento ad hoc per la filiera della montagna penalizzata dalla chiusura degli impianti di sci: un addendum di 600 milioni, che potrebbe arrivare a un miliardo, oltre ai ristori previsti per tutte le attività in perdita.

Dovrebbero inoltre essere rinnovate le indennità già previste per i lavoratori del turismo e dello spettacolo. Il capitolo lavoro dovrebbe valere circa 10 miliardi. Previsto un doppio binario sia per il blocco dei licenziamenti che per la cassa Covid. La cassa integrazione sarà rifinanziata fino a giugno per tutti e fino a ottobre per le piccole imprese che attualmente non hanno la tutela della cig ordinaria. Lo stop ai licenziamenti sarà confermato per tutte le imprese che hanno la cassa ordinaria (industria ed edilizia) fino al 30 giugno mentre per coloro che hanno solo la cig in deroga o il Fis, e che ricorreranno alla cassa Covid pagata dallo Stato, il blocco sarà esteso fino a ottobre, quando il governo conta di aver messo in campo la riforma degli ammortizzatori sociali. In arrivo un altro miliardo per il reddito di cittadinanza e altre tre mensilità per i percettori del reddito d’emergenza. Sarà anche prorogata per due mesi l’indennità di disoccupazione Naspi.

Ma è il pacchetto fiscale quello più spinoso. Nelle bozze del provvedimento circolate si prevede la proroga della sospensione per i versamenti legati alle cartelle fiscali e gli avvisi esecutivi fino al 30 aprile. 

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