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I misteri di Walter Ricciardi. Speranza tiri fuori la verità sul consulente

Francesco Storace
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Chissà, magari si dimette direttamente. Walter Ricciardi raccoglierebbe applausi a scena aperta se annunciasse il grande gesto. Perché ormai sono mesi che semina ansia dai teleschermi. E se anche dicesse le cose più giuste, il gradimento è comunque a livello rasoterra. 

Non si può sollecitare a ritmo quotidiano o settimanale il lockdown per uscire dalla pandemia. Ci portiamo appresso il virus da un anno ormai, abbiamo subito anche le reclusione domiciliare ed è insensato continuare a farci del male. La colpa non ce l’hanno i cittadini, ma chi doveva provvedere e non dagli schermi televisivi.

Da uno scienziato ci aspettiamo qualcosa di più che fosche previsioni per via catodica. Se fa il consulente del ministro, ne parla a chi lo ha nominato e non alla pubblica opinione. Perché non se ne può più.

 

Un cronista del Gazzettino, in terra veneta, ha raccolto gli annunci di misure restrittive sfornati da Ricciardi. Il giornalista, Mattia Pertoldi, ne ha contate un’infinità solamente da ottobre ad oggi. Ogni giorno il lockdown: ma se non viene ritenuta praticabile una soluzione del genere, che credibilità può avere come consulente che ne parla quotidianamente?

Andando a ritroso se ne trovano almeno una a settimana. L’ultima è di domenica scorsa: «Serve un lockdown totale, lo chiederò a Speranza». La prima (da ottobre) è del giorno 25: «Coprifuoco inutile, meglio il lockdown». Poi, implacabile come una goccia sulla testa, il terrore ogni volta che apre bocca.

 

Pietà, vorremmo dire. Il dottor Ricciardi, che nel tempo perso fa il responsabile sanità di un partito politico come Azione di Carlo Calenda - che stava all’opposizione di Giuseppe Conte e ora è in maggioranza con Mario Draghi - dopo l’esperienza della candidatura andata male con Mario Monti nel 2013, dovrebbe essere più prudente nelle sue dichiarazioni.

È vero che ieri ha detto che se non è utile è pronto a farsi da parte, ma bisogna vedere quanto sia sincero. Ad oggi non sappiamo neppure se sia reale la mancata retribuzione come consulente del ministro. Dice che sia gratuita la sua collaborazione. Così come non percepirebbe compensi tutte le volte che compare in televisione. La domanda diventa: ma davvero nessuno paga il professor Walter Ricciardi per le sue prestazioni al di fuori del suo lavoro abituale?

 

Su questo è da parecchi mesi sulla sue tracce una puntigliosa deputata della Lega, Laura Cavandoli. Che ha posto tante domande a Roberto Speranza, non ricevendo - come al solito - alcuna risposta. Ricciardi ha ricevuto l’incarico dal ministro, ma non si riesce a conoscere nulla di più, nella consueta opacità del ministero della Salute. Sul sito del Ministero ancora non sono consultabili l’atto di conferimento dell’incarico, il curriculum vitae, né l’indicazione del compenso relativo al rapporto di consulenza e/o di collaborazione e nemmeno l’attestazione dell’insussistenza di conflitti di interessi, adempimenti previsti dalle norme sull’amministrazione trasparente che lo stesso Ministero si è dato proprio allo «scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche».

E la Cavandoli - ormai da diversi mesi - ha notato che è la legge a imporre «la pubblicazione degli estremi degli atti di conferimento di incarichi di collaborazione o di consulenza a soggetti esterni a qualsiasi titolo per i quali è previsto un compenso, completi di indicazione dei soggetti percettori, della ragione dell’incarico e dell’ammontare erogato: sono condizioni per l'acquisizione dell'efficacia dell'atto e per la liquidazione dei relativi compensi».

Da un po’ di tempo Ricciardi va dicendo che il suo incarico è gratuito, ma non è un motivo per non pubblicare natura e condizioni dello stesso.

Inizialmente si diceva fosse un esponente dell'Oms, che poi intervenne con una nota, chiarendo che il Professore «non rappresenta l'Oms ma il governo italiano presso il comitato esecutivo dell'Organizzazione». 

Il professor Ricciardi era stato nominato presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) nel 2015 dal Governo Renzi, e poi rassegnò le sue dimissioni, a inizio 2019, qualche mese prima della fine del suo incarico, nelle mani dell'allora ministro della Salute. Era in polemica con il Governo di allora, soprattutto con il M5S, sia per le sue posizioni favorevoli alle vaccinazioni, emerse anche dalle inchieste giornalistiche che avevano svelato un presunto conflitto di interesse nel suo ruolo di Presidente dell'Iss per aver collaborato con alcune società di lobbying nel settore farmaceutico e, in particolare, in quello dei vaccini, sia perché il ministro aveva revocato tutti gli incarichi dei membri non di diritto del Consiglio superiore di sanità.

 

«La pronta pubblicazione dell'incarico a lui conferito, del suo curriculum vitae e del suo compenso sarebbe, quindi, un importante atto di trasparenza - aggiunge ancora oggi la Cavandoli - e un utile chiarimento per tutti i cittadini italiani in questa fase, anche per calmare le polemiche che continuano a circolare sul suo nome».

Ma Speranza fa spallucce e Ricciardi continua a imperversare. Il ministro può spiegare a Draghi e ai suoi colleghi di governo il perché? Magari qualcuno lo racconterà anche a noi...
 

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