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Camera a ore per la crisi di governo. La pagliacciata di Fico va avanti

Francesco Storace
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Ormai siamo alla Camera a ore per la crisi di governo. E miglior epitaffio per la pagliacciata inconcludente allestita dal presidente della Camera Roberto Fico per adempiere al mandato esplorativo affidatogli dal presidente Sergio Mattarella non potrebbe esserci.

Il tavolo sul programma di governo andrà infatti avanti un paio di ore in più del previsto, fino alle 15 anziché alle 13.

 

Loredana De Petris, capogruppo di Leu al Senato, ha riferito che la richiesta è stata comunicata al presidente Roberto Fico, che ha ricevuto il mandato esplorativo dal Capo dello Stato.

Non si sa più se ridere o piangere. Non è la prima volta che c’è un mandato esplorativo in presenza di una crisi di governo di difficile soluzione, ma la forza dell’incarico stava anzitutto nella sua discrezione.

 

In questo caso invece Fico ha scelto la via più plateale, una specie di assembramento di grandi e piccoli partiti, ciascuno dei quali punta a spararla più grossa dell’altro senza mai arrivare a conclusione.

Poi, di nascosto si vedono o si sentono leader e sottoleader per confabulare su nomi e ministeri. Uno spettacolo di dubbio gusto, pietanze difficili da digerire. La crisi del governo Conte 2 finisce davvero in burletta e peggio ancora sarebbe se gli astanti trovassero persino un’intesa sulle poltrone in presenza dello stesso premier. Il disgusto si impadronirebbe del popolo italiano.

 

Una ricomposizione tra gli stessi soggetti della fiducia limitata al Senato non risolverebbe alcuno dei problemi che hanno determinato la rottura, che ormai risale sostanzialmente già a un paio di mesi orsono, quando Matteo Renzi - il 9 dicembre - pronunciò parole di fuoco contro Conte al Senato.

Se adesso dovesse essere sufficiente un valzer di seggiole, davvero sarebbe da chiederci a che punto sia arrivata la politica. Perché ci si dice che non si può votare con la pandemia ma si possono tollerare simili sceneggiate.

Vogliamo augurarci che i responsabili della maggioranza politica - quelli veri, non quelli acquistati con cambi di casacca - sappiano evitare una conclusione vomitevole della crisi di governo.

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