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Crisi, centrodestra in Quirinale per dire no a Conte. Meloni e Salvini all'attacco: "L'alternativa..."

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Il centrodestra andrà unito al Quirinale come coalizione compatta "pronta a dare al Paese un governo solido" e per dire no al Conte ter. La crisi è stata formalmente aperta e la coalizione vuole farsi trovare pronta - almeno davanti alle telecamere - portando una sola voce alle consultazioni che si apriranno mercoledì pomeriggio. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, con Silvio Berlusconi collegato via zoom dalla casa in Provenza di sua figlia Marina, serrano di nuovo i ranghi e portano attorno a un tavolo anche i piccoli partiti. Ci sono Paolo Romani per Cambiamo, Maurizio Lupi per Noi per l'Italia e Antonio De poli per l'Udc. Lo scudo crociato resta l'osservato speciale dell'alleanza, anche perché - riferiscono fonti centriste - Paola Binetti "sta giocando la sua partita".

All'unisono il centrodestra si rimette alla "saggezza di Mattarella" e sparisce dalla nota ufficiale il richiamo degli italiani alle urne. La stessa Mara Carfagna ricorda che serve "un patto trasversale per realizzare finalmente le riforme di cui il Paese ha bisogno: fisco, lavoro, burocrazia, pubblica amministrazione, ma anche una nuova legge elettorale e le modifiche alla Costituzione necessarie a riequilibrare governabilità e rappresentanza”.

Diverso l'atteggiamento davanti ai microfoni di Salvini e Meloni, che partono subito all'attacco. "Basta con questa pantomima indegna di una nazione civile, basta con le alchimie di palazzo. E non ci ricattino sui temi di cui l'Italia ha bisogno come il Recovery fund o i ristori perché abbiamo già dato la nostra disponibilità”, tuona la leader di Fdi. Mentre dal Capitano arriva l'ultimatum: "Invitiamo il Governo a portare i provvedimenti urgenti, e poi restituiamo la parola agli italiani". E' chiaro che per entrambi la via maestra resta il voto, mentre per gli azzurri la soluzione può trovarsi ancora in un governo di unità nazionale "che deve raccogliere il consenso rappresentativo di tutto il Paese, che non è un governo Ursula", precisa Tajani. Solo in subordine il partito del Cav ritiene, insomma, di dover restituire la parola ai cittadini.

 

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