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Parcelle d'oro ai legali, un'altra tegola su Zingaretti

Francesco Storace
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Arriva un’altra pesante tegola su Nicola Zingaretti e compagnia. Su una nuova vicenda di parcelle legali con cifre enormi su cui anche l’autorità anticorruzione regionale ha dovuto presentare un esposto alla Corte dei Conti. Lo ha scoperto, con un minuzioso lavoro tra le carte, il gruppo di Fratelli d’Italia alla Pisana, segnatamente con i consiglieri Chiara Colosimo e Giancarlo Righini.
La sorpresa in una proposta di legge sui debiti fuori bilancio, nella quale appaiono le cosiddette spese impreviste, ma che alla luce di quanto appurato lasciano più di un dubbio. Parliamo della bellezza di quasi cinque milioni di euro per due avvocati attorno ad una causa transata.
La Corte d’Appello ha intimato infatti alla regione di corrispondere ben 4 milioni e settecentomila euro agli avvocati Angelo Clarizia e Francesco Madeo. Nessun dubbio sulla qualità professionale dei due legali, ma tanti sulla disponibilità dell’istituzione a versare quei soldi senza fiatare. Addirittura tacendo ogni spiegazione nella trasmissione della proposta di legge dalla Giunta al Consiglio. Di qui, Colosimo e Righini hanno preso carta e penna per pretendere chiarimenti.
A quanto si è poi riuscito a sapere, sembrerebbe che i due avvocati che vantano l’elevato credito si siano occupati del contenzioso tra la Regione Lazio e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
E che la spesa «fuori bilancio» desti sospetti, lo si evince dalla lettura di una relazione del Responsabile dell’Avvocatura e dell’anticorruzione regionale, Avv. Rodolfo Murra. È un vero e proprio atto di accusa. Secondo l’Avvocatura, infatti, «nel marzo 2008 (il solo) avv. Francesco Madeo fu incaricato di difendere la Regione Lazio in un procedimento arbitrale introdotto dall’Università cattolica del Sacro Cuore.
Il procedimento fu definito con lodo del 30 marzo 2009 che vedeva la Regione soccombente. La Regione decideva di impugnare per nullità il lodo, affidando l’incarico non più al solo avv. Madeo ma anche (congiuntamente) al Prof. Angelo Clarizia: il conferimento dell’incarico, ai "minimi di tariffa" è del 29 luglio 2009 (la determina dirigenziale di autorizzazione, n. B0317 del 27 gennaio 2010, fu assunta dal dott. Raniero De Filippis)». 
Ma non è finita: «La causa non andava mai a sentenza avendo le parti raggiunto un accordo transattivo, grazie all’intervenuto intervento dello Stato che approvò una norma ad hoc. Bastò un emendamento ad hoc...
Non sono note le ragioni per le quali sia stato designato, nel 2009 (con note prot. 85475 del 20 luglio a firma dell’allora Direttore del Dipartimento sociale), un collegio difensivo (costringendo l’amm.ne a dover pagare due distinte parcelle per la stessa causa, in luogo di una sola) né quali siano stati i criteri di elezione dei relativi componenti». Spiega Murra che la causa si concluse grazie ad una norma statale e accusa l’amministrazione dell’epoca, Giunta Marrazzo, di aver dato lo stesso incarico a due professionisti «costringendo l’amministrazione a dover pagare due distinte parcelle per la stessa causa, in luogo di una sola».
Per questo Murra presenta un esposto alla Corte dei Conti il 7 agosto 2018, con relativi aggiornamenti a febbraio e giugno 2019 e novembre 2020.
Di tutto questo non si sarebbe saputo nulla senza l’intervento dei consiglieri di Fdi. E ora occorrerà capire che cosa farà la magistratura contabile. Anche perché la giunta regionale stava per far approvare la proposta di legge salva debiti al buio, senza informarne correttamente i consiglieri regionali.
Il che potrebbe anche accadere in caso di soccombenza della regione sulle nomine dei dirigenti di Zingaretti censurate dal Tar e dal Consiglio di stato; oppure in caso di pignoramento dei conti della regione da parte della società Biolife di Taranto contattata per camici e mascherine; o per la triste vicenda riguardante la Ecotech, che non solo non ha consegnato le mascherine richieste e incassato circa 14 milioni di euro ma, dopo l’annullamento dei contratti milionari sulla fornitura delle mascherine avvenuta il 25 aprile 2020, ha presentato tre ricorsi presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio per l’annullamento delle Determinazioni della Regione Lazio – Agenzia Regionale della Protezione Civile che stabilivano la risoluzione dei contratti per la fornitura di 9,5 milioni di DPI. Non solo, la ditta dei Castelli romani non si è accontentata e, contestualmente, ha chiesto al giudice amministrativo «l’accertamento dei danni subiti e subendi da parte della società ricorrente a causa delle determinazioni assunte dalla regione Lazio». Ci dobbiamo attendere altre spese enormi per avvocati?
Chiara Colosimo ha portato il caso nell’aula della Pisana, ricevendo risposte imbarazzate. Il copione è ancora tutto da scrivere.
 

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