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Un premier sulle stampelle. Conte ce la fa alla Camera, oggi la prova del Senato

Paolo Zappitelli
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Per una manciata di voti. Alla Camera Giuseppe Conte riesce ad avere la maggioranza assoluta con 321 favorevoli (6 sopra il «numero magico») e 259 contrari, mentre gli astenuti sono 26. Ma la sorpresa è arrivata da Renata Polverini, deputata di Forza Italia, ex presidente con il centrodestra della Regione Lazio, che si è schierata con Conte. «Ho votato la fiducia al governo per responsabilità» e «di conseguenza lascio Forza Italia», ha commentato lasciando l’Aula.

Una «fuga» che ora preoccupa Forza Italia perché potrebbe aprire la strada al passaggio di altri componenti del partito di Berlusconi alla maggioranza. «C’è un’area dentro FI che è scontenta della sudditanza a Salvini - racconta un deputato azzurro - e che non vede l’ora di poter passare dall’altra parte per ottenere qualche strapuntino e così salvarsi». Caustico il commento di Matteo Renzi: «Popolari, liberali e socialisti sono le persone a cui ha fatto appello oggi il presidente del Consiglio: mi sfugge a quale delle tre famiglie - popolare. liberale o socialista - appartenga Renata Polverini, conoscendo la sua storia personale».

 Feroce il commento di Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia: «Polverini? Non è una notizia, da lei niente di centrodestra da 10 anni».

Superato lo scoglio della Camera resta ora l’incognita su quello che accade oggi in Senato, dove Conte parlerà alle nove e mezza di mattina per chiedere la fiducia, mentre il voto ci sarà poco prima delle otto di sera. Sulla carta, e stando alle dichiarazioni dei vari senatori, il governo incasserebbe tra i 151 e i 153 voti, ma c’è chi si spinge fino a 155. Dunque, tra i 10-6 voti in meno della maggioranza assoluta fissata a quota 161.

Resta però il dato - preoccupante - dei voti contrari alla fiducia sommati alle astensioni dei<WC> componenti di Italia Viva: il totale sarebbe superiore ai voti che incasserebbe il governo. Sempre sulla carta, e stando alle ultime dichiarazioni ufficiali dei vari senatori e gruppi, sommando i voti di 53 FI, 19 FdI, 63 Lega e circa un 6-7 no di deputati del Misto di Cambiamo e non iscritti ad alcuna componente, i voti contrari sarebbero 142-143, a cui si aggiungono le astensioni di Italia viva, in tutto dovrebbero essere 16, in quanto due esponenti del gruppo (Comincini ha annunciato che voterà la fiducia, Nencini si è detto «costruttore») dovrebbero disallinearsi dalla posizione di Matteo Renzi. Dunque, anche se va ricordato che con il nuovo regolamento del Senato il voto di astensione non equivale più a voto contrario, tuttavia i «non voti» a favore del governo supererebbero i voti a sostegno del Conte II: 157-159 (tra i no e le astensioni) contro 151-153 (voti favorevoli).

Per questo, oggi ci potrebbero essere alcune assenze «strategiche» a palazzo Madama, per abbassare la distanza tra i voti favorevoli e i voti contrari e di astensione. L’attenzione è sempre puntata su alcuni centristi dell’Udc, ma anche tra i senatori di Forza Italia. 

Ad agitare i sonni della maggioranza, in aggiunta, sono anche le commissioni parlamentari. Italia viva ne guida quattro: due a Montecitorio e due a palazzo Madama. Alla Camera ci sono Luigi Marattin per la Finanze e Raffaella Paita per i Trasporti; in Senato invece c’è Annamaria Parente alla guida della commissione Igiene e Sanità e Riccardo Nencini quella dell’Istruzione. Quest’ultimo potrebbe anche rimanere in maggioranza lasciando il simbolo a Renzi, resta comunque difficile che i presidenti di Iv si dimettano volontariamente, lasciando il posto eventualmente a qualche esponente del Gruppo che nascerà a sostegno di Conte.

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