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Governo al bivio. Tutte le condizioni di Renzi al premier Conte

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Il D-day è arrivato. Stamattina Matteo Renzi, insieme alle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti, il presidente di Iv Ettore Rosato e i capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone, ha varcato il portone di palazzo Chigi per incontrare Giuseppe Conte. La linea dell'ex premier "non cambia". I renziani si dicono pronti ad andare fino in fondo: "O il premier cambia profondamente rotta", nella gestione dei 209 miliardi del recovery ("i capitoli di spesa sono ancora secretati anche per i ministri - attaccano - Conte non vuole che il Mef li condivida") come sul Mes, e nel rapporto con i suoi interlocutori "altrimenti amici come prima ma le nostre strade si divideranno". Chi ha parlato con il leader non ha dubbi: "In questo momento il rischio che questo accada è altissimo". Il presidente del Consiglio "continua ad essere arrogante e a sentirsi più bravo degli altri. Lo dimostri o tornerà a fare quello più bravo degli altri in un'aula universitaria", è la minaccia.

Renzi, intanto, presenta il dossier al premier. "Un documento serio, in cui si capisce che noi facciamo politica. Non siamo come loro", avverte i suoi. Si va dal Mes e le risorse da destinare alla sanità alle grandi opere da sbloccare. Dal trasporto pubblico locale alla scuola, dalla riforma del bicameralismo perfetto a quella del titolo V.

In attesa del "big match", intanto, nei corridoi dei palazzi gli scenari sono molteplici e la "fantapolitica" la fa da padrona. "Se Conte pensa di poter fare a meno di noi vada in aula e dimostri di avere i numeri: se i 'contiani' esistono è il momento di tirarli fuori", insistono i renziani duri e puri. Dalle parti di Italia viva non escludono neppure che alla fine Matteo Salvini e compagni riescano a mettere su una maggioranza di centrodestra. Nelle previsioni più azzardate alcuni 'responsabili' potrebbero addirittura comparire tra le truppe renziane. "Se c'è una maggioranza lo si vede in Parlamento", replicano al presidente della Camera Roberto Fico che invece in caso di crisi vede solo il ritorno alle urne. Per altri alla fine "Conte cederà". Lo show down, comunque, non dovrebbe esserci prima di gennaio, una volta approvata la legge di bilancio. L'arrivo in aula della manovra è slittato a lunedì e, in questo caso, è il braccio di ferro tra Pd e M5S sulla proroga al superbonus ad agitare gli animi. "Intervenga Conte", invocano i litiganti.

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