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La rivolta M5s scorre nelle chat. Scatta il panico, chi sono i grillini che vogliono far crollare tutto

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Il governo rossogiallo rischia di franare. Superato lo scoglio della risoluzione sul Mes, le tensioni nella maggioranza non si sono ancora appianate e lo spettro della crisi continua ad aleggiare sulla fine di un anno difficile per il Paese. Alla vigilia dell’incontro tra Italia Viva e il premier Giuseppe Conte nell’ambito della verifica di governo, dentro al Movimento 5 Stelle monta l’insofferenza verso il partito di Matteo Renzi, un tempo acerrimo ’nemico' e oggi scomodo alleato. L’oggetto del contendere è sempre l’ipotesi di un’adesione italiana al Meccanismo europeo di stabilità. Renzi ha alzato la posta chiedendo al presidente del Consiglio di dire sì al Mes: «Questi 36 miliardi sono bloccati con un no ideologico dei 5 Stelle e di Conte: a me sembra una follia». I pentastellati hanno accusato l’ex sindaco di Firenze di aver tagliato 16 miliardi alla Sanità quando era al governo: «Troviamo sconcertante dover ricordare a chi ci accusa di non voler attivare il Mes, che le difficoltà del nostro Servizio sanitario nazionale sono dovute proprio ai tagli e ai definanziamenti perpetrati negli anni». «Bugie per privare il nostro Paese dei 36 miliardi di euro del Mes, già pronti e disponibili», la replica del renziano Luciano Nobili.

 

Ma è soprattutto in alcune chat interne, visionate dall’Adnkronos, che trova sfogo il malumore verso l’atteggiamento di Iv: «Bisogna spiegare a Renzi che non siamo ideologici come vuole farci passare e dire perché siamo contrari al Mes nel merito, magari avanzando una controproposta... Una intervista di 18 minuti non è efficace quanto 30 secondi del bugiardo di Firenze rilanciati ovunque», attacca un parlamentare grillino rispolverando gli slogan di un tempo. Ma in queste ore, nei conciliaboli M5S di Senato e Camera, si registrano critiche alla governance ipotizzata dal presidente del Consiglio Conte per la gestione delle enormi risorse che arriveranno grazie al Recovery Fund.

 

«La mega struttura - ragiona un esponente pentastellato che fa parte dell’esecutivo - esautora l’attività politica dei ministeri». «Non c’è una sfiducia da parte nostra - gli fa eco un parlamentare alla seconda legislatura - ma non si può pensare di creare una struttura ombra: ci vuole più ascolto, il Parlamento va coinvolto». Parole che ricordano proprio le rivendicazioni avanzate da Italia Viva in questi giorni e che saranno portate domani al tavolo del confronto con il premier Conte da Renzi e dalle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. «Faremo di tutto per evitare la crisi, salvo indietreggiare sulle nostre idee. Su questo, posso garantire che le porteremo avanti fino alla fine», promette il presidente di Iv Ettore Rosato, spiegando che «se non si trova un punto di caduta, un’intesa reale con il governo, o meglio con il premier Giuseppe Conte» le dimissioni di Italia Viva rappresentano «sicuramente un’ipotesi concreta».

Ultimatum a cui però i grillini non sembrano credere: «Se si va al voto, Renzi sparisce». Per quanto riguarda il capitolo rimpasto, il M5S continua a opporre un secco no a eventuali ritocchi della squadra di governo. Ma all’interno del Movimento c’è la consapevolezza che prima o poi, superata la legge di bilancio e il periodo natalizio, un rimescolamento delle caselle sarà inevitabile anche a livello di sotto-governo. In tal senso, quelle di Mef e Mise vengono considerate dal Movimento caselle delicate che potrebbero far gola ai partner della maggioranza. 

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