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Parla Nunzia De Girolamo: "Giustizia dopo sette anni di fango"

Dario Martini
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«Oggi ha vinto la giustizia. È finito un incubo durato sette anni. Sette anni in cui mi è stata tolta la serenità. In cui ho dovuto difendere la mia dignità da tanta cattiveria». L’ex ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, ci risponde al telefono con la voce commossa. Non potrebbe essere altrimenti, dopo che è stata assolta, insieme ad altre sette persone, perché «il fatto non sussiste». L’ex parlamentare del Nuovo Centrodestra e di Forza Italia era imputata nella sua città, a Benevento, per associazione a delinquere, concussione e utilità per ottenere voti elettorali. In sostanza, era accusata di aver pilotato appalti e consulenze esterne della Asl. Accuse pesanti che i giudici hanno stabilito essere prive di ogni fondamento.
De Girolamo, il pubblico ministero nei suoi confronti aveva chiesto otto anni e 3 mesi di reclusione...
«È vero, neanche per un assassino. Io però ho sempre avuto piena fiducia nella magistratura, per questo mi sono difesa nel processo e non dal processo. Oggi le tre donne del Collegio mi hanno restituito fiducia e voglia di continuare a combattere per le cose giuste. Una richiesta di pena così alta, però, fa nascere una riflessione».
Quale?
«Credo che a volte i pm dovrebbero essere più prudenti. Io non penso solo a me, ma a tutte le persone che hanno dovuto affrontare accuse così pesanti. Perché se sei un delinquente lo metti in conto. Ma se sei innocente, come me, non è facile andare avanti».
Lei come ha resistito?
«Grazie al sorriso di mia figlia, che mi ha accompagnato tutti questi e anni e mi ha dato forza. È per merito suo se ce l’ho fatta».

Posso chiederle quanti anni ha sua figlia?
«Otto. Praticamente tutta la sua vita ha coinciso con la durata di questo procedimento. Mi ha aiutato a non perdere la bussola e a convivere con questo profondo dolore. Anche se questi anni con lei avrei voluto viverlo in modo diverso».
Torniamo a sette anni fa. Allora era ministro. Il M5S minacciò una mozione di sfiducia. Ebbe solidarietà dai suoi colleghi di governo?
«Non furono solo i 5 Stelle ad attaccarmi. Anche il Partito democratico presentò un’interrogazione. Mi dimisi da ministro e non ero nemmeno indagata. Ricordo molte dichiarazioni poco gradevoli, soprattutto dalla componente renziana del partito. Per fortuna, poi, hanno cambiato posizione e sono diventati garantisti».
Il premier era Enrico Letta. Come si comportò con lei quando si dimise?
«Fu indifferente».
Prima ha parlato di cattiveria nei suoi confronti. A chi pensa?
«Al fango che mi è arrivato addosso in questi anni. Tra i tanti ringraziamenti che devo fare, non posso scordarmi di Massimo Giletti che mi ha voluto in trasmissione con lui e che non ha ceduto a chi ha provato a colpire me, lui e il suo programma, solo perché non si è piegato a qualche articolo feroce nei miei confronti».
A chi si riferisce?
«Al Fatto Quotidiano, sicuramente. Ma non solo».
Si ricandiderà alle prossime elezioni?
«La mia carriera politica è stata sicuramente condizionata. Ma al momento non penso ad un’eventuale ricandidatura. Preferisco concentrarmi sul mio programma che condurrò su Rai 1».
Come si chiama?
«"Ciao maschio". Sarà un salotto tutto al maschile. Io l’unica donna».
Quando andrà in onda?
«Non posso ancora dirlo. Devo incontrarmi con la Rai e poi decideremo».

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