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Giuseppe Conte al Tribunale dei ministri per scorta e auto blu: il premier sotto inchiesta per peculato

Andrea Ossino
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Giuseppe Conte è indagato. Ieri il nome del presidente del Consiglio è stato iscritto sul fascicolo aperto dai magistrati romani chiamati a verificare se lo scorso 26 ottobre, quando Olivia Paladino è stata “salvata” dalle domande de Le Iene grazie all’intervento della scorta del premier, sia o meno stato commesso un crimine. In particolare nell’indagine condotta dal sostituto Procuratore Carlo Villani e dall’aggiunto Paolo Ielo si ipotizza il reato di peculato.

Come da prassi dopo l’iscrizione di Conte nel registro degli indagati i pubblici ministeri hanno immediatamente trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri, che si occupa di valutare i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni.

L’inchiesta mira infatti ad appurare se il premier abbia inviato la sua scorta per “difendere” la fidanzata dalle pressanti domande dei giornalisti Mediaset. Un’accusa che il Viminale ha già respinto.

La vicenda è nata dopo l’esposto presentato da Roberta Angelilli, di Fratelli D’Italia.

Il 31 ottobre scorso infatti la donna ha bussato alla porta del commissariato romano di piazza Vescovio chiedendo che la Procura accertasse eventuali illeciti su quanto accaduto alcuni giorni prima. In particolare la Angelilli ha chiesto di verificare un eventuale “uso improprio di personale con funzioni di sicurezza relative a soggetti che ricoprono funzioni pubbliche”.

Il 26 ottobre infatti Le Iene hanno cercato di intervistare Olivia Paladino. L’obiettivo sarebbe stato quello di ascoltare il parere della donna in merito ai presunti vantaggi che il padre Cesare Paladino avrebbe ottenuto da quando Conte è al Governo.

Il suocero del Premier è infatti amministratore unico della società Unione Esercizi Alberghieri di Lusso, che gestisce la struttura ricettiva "Grand Hotel Plaza”. E ha patteggiato una condanna a 1 anno, 2 mesi e 17 giorni per aver “dimenticato” di pagare la tassa di soggiorno che le strutture ricettive sono chiamate a versare al Comune di Roma. Successivamente il Decreto Rilancio ha fatto sorridere numerosi albergatori “smemorati” non permettendo agli inquirenti di contestare loro il reato di peculato.

Per avere informazioni anche in merito a questa vicenda il giornalista Filippo Roma si sarebbe appostato sotto casa del Premier di buon mattino. E quando la Paladino è uscita è stata seguita fino a un supermercato vicino dove la donna si è rifugiata. Secondo quanto spiegato dal Viminale a questo punto gli uomini della scorta di Conte, in servizio "di osservazione e controllo al di sotto dell'abitazione della compagna del premier", sarebbero intervenuti di loro iniziativa dopo aver notato la situazione. Avrebbero aiutato la Paladino a tornare in casa e non avrebbero utilizzato l’auto blu. Conte sarebbe stato informato solo dopo.

La versione del giornalista però è diversa. La ha raccontata alla trasmissione “Non è l’Arena”: “Mi sono appostato la mattina verso le 7 e lei è uscita di casa verso le 11. Per tutto il tempo (…)abbiamo tenuto sott’occhio il portone della Paladino e davanti a quel portone non c’era nessuno, nessun uomo della scorta, non c’era un’anima. Lei è uscita alle 11 del mattino. E mi sembra inverosimile che un premier in un momento di pandemia sia ancora dentro la casa della fidanzata. Tant’è che ci risulta che il buon Conte stava lavorando perché alle 11,30 era in collegamento a Palazzo Chigi per la cerimonia in onore di Willy Monteiro Duarte”, ha detto.

Filippo Roma ha anche risposto agli addetti del supermercato dove la donna si è rifugiata. I dipendenti, non sapendo di essere ripresi da una telecamera nascosta da Massimo Giletti, hanno ricordato come Olivia Paladino piangesse a causa dell’insistenza de Le Iene. “Non l’abbiamo molestata”, ha risposto il giornalista.

Un’unica vicenda e diverse narrazioni. Adesso sarà il Tribunale dei ministri a dover appurare la verità.

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