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Morra, Crisanti e gli altri. Paragone: no alla Repubblica della censura

Gianluigi Paragone
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Nelle ultime ventiquattr’ore hanno tenuto banco due casi speculari che sottendono la libertà di manifestare il proprio pensiero: uno riguarda il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, l’altro il virologo Andrea Crisanti. Il primo accusa la Rai di avergli messo il bavaglio; al secondo - il bavaglio - lo vorrebbero mettere i dotti del comitato tecnico scientifico, cioé il pool di sapientoni in forza al governo.

Una breve descrizione dei fatti. Morra, nel commentare l’arresto del presidente del consiglio regionale calabrese Domenico Tallini nell’inchiesta «Farmabusiness», se ne era uscito con una frase contro i calabresi colpevoli di aver votato Jole Santelli, malata di tumore e aveva assemblato un guazzabuglio di parole che esponevano il mor(r)alista a un doppio scivolone: il primo è che i malati di cancro dovrebbero starsene in una specie di limbo sociale (quindi quando a Gianroberto Casaleggio diagnosticarono un tumore al cervello, il guru dei Cinquestelle era inabile?); il secondo è che se i cittadini sono responsabili oggettivamente, allora anche Morra lo è diventando complice delle scelte del governo allorquando salva i vari Benetton, Profumo e Descalzi. Quindi Morra se non si dimette è ipocrita.

Siccome la stupidità tende al parto gemellare, all’aridità intellettuale del presidente antimafia s’è accoppiata la doppiezza di una Rai ormai ridotta a brandelli, che per codardia editoriale scacciava il Morra regalandogli la carta jolly del martirio: «Do fastidio alla mafia quindi mi infangano» (ciao core). Ovviamente il fango lo ha creato lui con la propria bocca, ma ovviamente per il Palazzo l’occasione era ghiotta per processare la Rai e i bavagli che mette. (Poi chi se ne importa se il capo della comunicazione del governo Casalino è avvezzo a mandare messaggini con indicazioni e sollecitazioni ai direttori, suggerendo le versioni corrette).

Diverso è invece il bavaglio che i sacerdoti scientifici del Cts vorrebbero annodare attorno alla bocca di Andrea Crisanti, colpevole di aver sollevato dubbi sull’efficacia dei vaccini. «Parole gravi da una persona incompetente», dicono dal Cts. Locatelli: «Sconcertanti dichiarazioni»<UScitadeplorevole>, commenta il direttore della Stampa Massimo Giannini forte della sua lunga esperienza nei laboratori e in corsia. Secondo il direttore dell’agenzia del farmaco, Nicola Magrini, Crisanti «probabilmente era stanco pertanto dovrebbe chiedere scusa». E così via con una lunga serie di «massaggi» terapeutici, rieducativi, riabilitativi. Crisanti deve chiedere scusa per avere minato il racconto della Verità. Se dunque il palazzo della Politica s’indigna per il bavaglio messo dalla Rai a Morra, la Chiesa dell’iconoclastia scientifica s’indigna perchè Crisanti manifesta il proprio pensiero quindi non si imbavaglia come dovrebbe. Il virologo non può sollevare dubbi, non può bestemmiare nella nuova Chiesa di Scienzology dove è vietato porre dubbi, cioè è vietato fare ciò che caratterizza la scienza rispetto alla fede, il dubbio della ricerca contro il dogma.

Crisanti si è sfilato dalla liturgia, ha sollevato dubbi per stimolare la scienza. È vietato finanche sottolineare che i vaccini diventano un prodotto di Big Pharma, quando per la Pfizer passano da una validità pari al 90 per cento a una del 95 per cento in pochi giorni, solo perché la concorrente Moderna quarantott’ore prima aveva annunciato un suo vaccino efficace al 94,5%. Sono un prodotto globale capace di stimolare le Borse in un rally da 3mila miliardi in nove giorni. Sono un prodotto che permette ai manager dei colossi farmaceutici un plusvalore da capitalizzare non appena il titolo schizza su per effetto dell’annuncio: «habemus vaccinum».

Un prodotto la cui «ricetta segreta» (come fosse la Coca Cola) non può consentire contratti trasparenti, pertanto i governi devono sottoscrivere negoziazioni segretate e quindi poco trasparenti in barba alle democrazie parlamentari, le quali vengono umiliate sotto gli occhi dei loro garanti.

In poche parole, al vaccino ci si deve credere come un atto di fede. E per chi pone dubbi è pronto il manganello mediatico rieducativo con tutte le etichette del caso: negazionista, no vax, complottista, cospirazionista e così via.

Ps. È proprio nell’opacità dei dogmi scientifici, nel «Io sono la Scienza, tu non sei nulla», che trovano e troveranno terreno fertile i negazionismi. Ai quali comunque nessuno può togliere il diritto di manifestare il loro pensiero, anche se insano. Questa è la grande lezione delle democrazie mature, dal Primo emendamento all’articolo 21 della Costituzione. A meno che non valga già la Costituzione di Twitter, Facebook e YouTube dove il diritto di parola è concesso in modo arbitrario dal Padrone.

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