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Coronavirus, gli errori del governo condannano l'Italia

Riccardo Mazzoni
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L’ineffabile duo Conte-Speranza è sempre più in affanno – per la Ghisleri il governo è ormai in caduta libera - ma come quell’asino proverbiale bloccato dalla ghiaia, si ostina a trascinare il suo carretto negando la realtà. Non è forse surreale che il premier ieri abbia detto agli italiani: “Proprio adesso ci dobbiamo preparare alla rinascita” perché le pandemie ci sfidano in resilienza ma anche in creatività”? E che domenica in tv il ministro della Salute abbia esortato gli italiani a tornare allo “spirito di marzo”, come se la seconda ondata Covid fosse colpa loro e non della inaudita catena di errori, ritardi ed omissioni inanellata negli ultimi mesi da chi aveva il dovere istituzionale di prevenirla?

L’accenno alla “rinascita”, poi, ricorda sinistramente da vicino l’”anno bellissimo” pronosticato da Conte ai tempi del governo gialloverde, che si concluse con l’Italia sull’orlo della recessione e fu un pessimo viatico per affrontare le conseguenze economiche della pandemia; mentre lo speranzoso “spirito di marzo” somiglia molto a un alibi ipocrita costruito per coprire un fallimento di cui il caso Calabria è solo l’ultimo, sconcertante esempio, con i commissari uscente ed entrante che fanno a gara a chi la spara più grossa e i calabresi condannati a un nuovo, immeritato lockdown.

Quello invocato a livello nazionale dai medici di base, dagli anestesisti, dagli infermieri e pronosticato anche dai bookmakers, che lo danno ormai per certo se non prima di Natale, subito dopo. Paura, incertezza e rabbia regnano sovrane, e in questa situazione la lettera pubblicata ieri, in cui Conte afferma indignato che “il governo la scorsa estate non è mai andato in vacanza" è il classico caso di “excusatio non petita”, quindi un boomerang, oltre che uno stravolgimento dei fatti. L'elenco dei ritardi e delle omissioni del governo, dalla medicina di base alle terapie intensive, dai vaccini antinfluenzali ai tamponi, dalla scuola fino ai trasporti locali, è infatti talmente lungo da poter riempire un’intera pagina di giornale, e forse era meglio se il governo era andato ufficialmente in vacanza. Ma il Narciso di Palazzo Chigi è ancora convinto che la gestione italiana della pandemia sia stata davvero un modello ammirato nel mondo, anche se gli basterebbe visitare un ospedale di qualsiasi regione, dove ormai si visitano i pazienti anche nei parcheggi, per incorrere in un brusco risveglio.

Gli italiani non ne possono più, travolti dalle previsioni apocalittiche dei consulenti del governo, inversamente proporzionali però alla esasperante lentezza delle decisioni politiche che dovrebbero essere conseguenti: assistono impotenti, da mesi, a un conflitto perenne fra Stato e regioni, fra regioni e regioni, fra sindaci e Stato, fra sindaci e regioni, un caos che fa tornare di triste attualità il Manzoni della peste: comanda chi può, ubbidisce chi vuole. Con il marasma parallelo dei pareri contrastanti di tecnici, virologi e presunti esperti che passano disinvoltamente nei talk-show quotidiani dall’ecatombe di morti prevista da qualcuno alla rassicurazione di altri che nel 2020, nonostante il Covid, in Italia avremo lo stesso numero di decessi per complicazioni polmonari del 2018.

In questo guazzabuglio ci prepariamo al peggior Natale della nostra vita guidati da una maggioranza improvvisata, debole e divisa, con l’impossibilità di sceglierne un’altra, con i pochi ristori che arriveranno a singhiozzo, con il 40 per cento delle imprese a rischio chiusura e con quattro milioni di italiani che busseranno alle porte della Caritas per un pasto caldo. La domanda sempre più ricorrente è una sola: con che faccia può chiudere nuovamente in casa gli italiani un governo che in otto mesi di stato d’emergenza e di pieni poteri, pur essendo certo della seconda ondata, ha fatto solo una caterva di annunci e di Dpcm contraddittori? Con che faccia pretende di scaricare su di noi la propria manifesta incapacità, distruggendo l’economia e il ceto medio e, lugubre postilla finale, mandando anche al cimitero i malati di altre patologie non curate causa Covid? Benvenuti nell’Italia della rinascita contiana.

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