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Vertice da Conte. Scuola, lockdown, rimpasto: maggioranza divisa su tutto

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Con la curva dell’epidemia che ha registrato un nuovo balzo di contagi, ricoveri in terapia intensiva e vittime, fare il «gioco dei troni è una mancanza di rispetto nei confronti di chi soffre». Il ministro degli Affari Europei Vincenzo Amendola descrive così il mood della maggioranza in questo momento: le divisioni non mancano e, certo, c’è anche chi vedrebbe bene un cambio nella composizione del governo, almeno in certe caselle. La crisi sanitaria, però, morde e l’imperativo è mettere la sordina alle polemiche. Anche perché lo spettro di un nuovo lockdown potrebbe riaffacciarsi sul Paese: «Faremo di tutto per escluderlo, ma se sarà necessario ci assumeremo l’onere della scelta», spiega Amendola. Dunque, lavorare e restare uniti. Concetti ripetuti anche dal segretario dem Nicola Zingaretti che spiega come, di fronte a una situazione che resta molto difficile occorre «restare uniti, e impegnare ogni energia per sbarrare la strada al Covid, innanzitutto per salvare vite umane e poi perchè solo sconfiggendo il virus potremo dare seguito ai segnali positivi che raccogliamo oggi e tornare alla normalità economica e sociale».

Le polemiche e i distinguo nella maggioranza, però, non si fermano e proprio le misure adottate dal governo per fronteggiare la crisi rimangono il terreno di scontro fra le forze politiche che sostengono il governo. Il tema più spinoso rimane la scuola, con la ministra Lucia Azzolina a difendere la linea delle scuole aperte contro i governatori che, invece, interpretano il Dpcm in chiave restrittiva, chiudendo gli istituti. Dopo Michele Emiliano, è toccato oggi a un altro governatore Pd, Vincenzo De Luca, accusare il governo di adottare al «politica del mezzo-mezzo, che scontenta tutti». E, riguardo al post in cui una mamma ha raccontato di aver dovuto consolare sua figlia in lacrime per non potere andare a scuola, il governatore ha risposo: «Una bimba che vuole andare a scuola, è un Ogm». Il Movimento 5 Stelle difende la mamma della bambina e, con lei, il proprio ministro della Scuola: «De Luca dà il peggio di sé. Stavolta non solo si scaglia contro la ministra Azzolina, insultandola. Ma rivolge i suoi insulti addirittura contro le mamme che hanno protestato contro la sua decisione. Non deve permettersi». È anche per calmare gli animi e trovare un punto comune di caduta che il presidente del Consiglio ha convocato per questa sera i capi delegazione per un vertice che ha come unico ordine del giorno la scuola. Tema che però non esaurisce i cahier de doleance dei partiti.

Le critiche di Italia Viva si concentrano sulla chiusura di cinema e teatri, oltre all’orario ridotto per ristoranti e bar: «Cultura non è solo svago e divertimento, con la cultura si mangia e tante famiglie vivono di questo», dice il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato: «Migliaia di operatori del mondo dello spettacolo sono scesi oggi in piazza contro le chiusure, per non calare il sipario. Nostro dovere è non lasciarli soli», aggiunge.

Il Partito Democratico è fermo nella richiesta di un tavolo politico che fissi il crono programma da portare avanti per l’iniziativa di governo. Non di rimpasto si parla fra i dem, non di una verifica sui ministri, bensì di una verifica sull’azione di governo: cosa fare con il Mes, con le vertenze aperte, con il processo penale. D’altra parte, nel Pd sanno bene che il Quirinale osserva da lontano quanto accade, non interviene, ma l’avviso, come spiegato dal Presidente lunedì, è che si debba lavorare, rimboccarsi le maniche e collaborare tutti per combattere il vero nemico che è il virus; perché di tutto l’Italia ha bisogno tranne che di una crisi di governo. La speranza è che il tavolo si possa riunire prima della metà di novembre, come avrebbe assicurato il premier Giuseppe Conte ai capigruppo di maggioranza durante una riunione nei giorni scorsi. Se così fosse, non si attenderà la conclusione degli Stati Generali del M5s chiamati a dare una nuova governance al movimento. Il nodo più difficile da sbrogliare rimane il ricorso al Meccanismo di stabilità europeo. I dati del contagio e le difficoltà sempre maggiori del sistema sanitario nazionale potrebbero riaprire il confronto, spingendo anche i più riottosi fra i Cinque Stelle ad accettare l’utilizzo dello strumento europeo.

«È evidente che andranno valutati l’impatto della seconda ondata sui bilanci e l’adeguatezza degli strumenti disponibili, incluso il Mes», spiega il ministro Amendola. Ma se sono neri i numeri del contagio, sembrano sorridere al governo quelli dell’economia. I dati forniti dall’Istat sulla crescita economica nel terzo trimestre, infatti, sono incoraggianti. «In questo scenario difficile, i dati di oggi ci dicono che L’Italia può farcela», è il commento di Zingaretti. «I dati dell’Istat relativi al forte rimbalzo del Pil, che cresce del 16,1% nel terzo trimestre, e dell’occupazione, con 199 mila occupati in più negli ultimi tre mesi, sono un’iniezione di fiducia e un incoraggiamento ad andare avanti e non mollare», dice ancora il segretario dem.

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