Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Tensioni in maggioranza, Zingaretti e Di Maio si fanno due risate alle spalle di Conte

  • a
  • a
  • a

Tensione in maggioranza, dove all'ordine del giorno il tema del Mes divide i principali azionisti del governo. E si profila l'ipotesi di una possibile verifica all'interno della maggioranza stessa con Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio che potrebbero essere chiamati a diventare vicepremier e a mettere sotto tutela il premier Giuseppe Conte. Zingaretti e Di Maio oggi si sono incontrati in occasione della preghiera ecumenica per la pace con Papa Francesco che si è tenuta nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli sul Campidoglio. In questa foto scattata oggi il segretario del Pd e l'ex capo politico del M5s scambiano qualche parola dietro le mascherine e anche qualche sorriso divertito.

A tenere sulle spine il presidente del Consiglio, intanto, ci pensa il capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci, per il quale "il tema del Mes sarà al centro di un confronto tra le forze politiche di maggioranza. E Conte farebbe meglio a non divagare, ma a trovare forme e modi di un esame parlamentare serio ed approfondito". Portare il tema al Parlamento senza una linea condivisa da parte della maggioranza, tuttavia, sarebbe rischioso. Di qui la necessità del tavolo politico interno alla maggioranza e, prima ancora, del chiarimento interno ai grillini con gli Stati generali.

L’instabilità che potrebbe comportare uno scontro interno, infatti, potrebbe neutralizzare i vantaggi riconosciuti allo strumento europeo e che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, illustra così: "Il Mes costituisce una linea di credito senza condizioni, l’unica è usare queste risorse in ambito sanitario. Il tasso è quasi zero, sono quasi 36 miliardi, non è un fondo perduto. La linea è stata immaginata per un Paese in difficoltà a reperire la cassa per le spese sanitarie. Non è vero che ci sono condizioni, il Mes ti fa risparmiare circa 300 milioni di interessi l’anno in 10 anni. Io sono da sempre favorevole al Mes, tuttavia è bene sapere che non sono 36 miliardi in più per la sanità. L’Italia non è in deficit di liquidità, per l’Italia c’è un vantaggio sugli interessi". Parole che sono state interpretate come un assist al premier. "Non è così", frena tuttavia il ministro Vincenzo Amendola per il quale parlare come ha fatto il responsabile del Tesoro non "significa essere contro Zingaretti, ma essere per una pianificazione delle linee da strutturare per prossimi mesi. Non c’è contrasto con la linea di Zingaretti". Intanto, il terzo azionista della maggioranza si muove costituendo un intergruppo parlamentare "Sì Mes". Matteo Renzi, nella sua Enews, affronta il tema dando appuntamento a inizio novembre, "dopo gli Stati Generali M5s", per il tavolo di confronto ma, nell’attesa, lancia l’iniziativa aperta a tutti coloro che credono che si debba chiedere di ricorrere al Mes. "Se servono soldi - e servono - dire No al Mes, come fanno da sempre Salvini e Meloni e come domenica ha fatto (sbagliando) anche il Presidente del Consiglio, è un errore politico e un danno per gli italiani", scrive Renzi.

Intanto, Luigi Di Maio è tornato a parlarne in una intervista e, a domanda diretta, ha ribadito che "il tema non va utilizzato per alimentare polemiche". Parole prese in prestito da quelle che ieri il premier Conte aveva indirizzato a Nicola Zingaretti, aprendo una polemica che sembrava chiusa in serata, con il plauso di Zingaretti all’annuncio della prossima convocazione del tavolo di maggioranza. Il caso, tuttavia, non è del tutto archiviato, come riferiscono fonti parlamentari dem e come sembrano confermare gli interventi di esponenti politici e ministri. Andrea Orlando, ad esempio, non è affatto convinto delle risposte arrivate da Conte. "Non basta dire che abbiamo un piano", sottolinea il vice segretario Pd, "serve una leva finanziaria". E questa leva è rappresentata dal Mes, pensato proprio per risollevare le sorti della sanità pubblica. Su questo, chiede Orlando, «va aperta una discussione seria e senza pregiudizi". Una discussione da tenere, oltre che al tavolo della maggioranza, nella sede preposta a questo: il Parlamento. Zingaretti lo ripete in queste ore e, con lui, gli esponenti dem di maggioranza e minoranza.

 

 

Dai blog