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Mascherine sì, bavaglio no. Tutto ciò che Conte non spiega

Franco Bechis
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Da oggi su tutto il territorio italiano si dovrà usare la mascherina all'aperto. Nel decreto legge varato ieri dal governo c'è qualche rigidità in meno rispetto a quanto stabilivano ordinanze in vigore in alcune regioni, fra cui il Lazio: si potrà farne a meno ad esempio se chiaramente isolati da chiunque non sia stretto familiare. E' una norma in vigore, e ovviamente bisogna rispettarla anche perché le multe per le trasgressioni fioccheranno e saranno assai salate: da 400 a mille euro. Ma rispettare la legge non significa doverla per forza condividere o non poterla discutere, e onestamente penso che prima di obbligare qualcuno a un comportamento, bisognerebbe spiegarne nel dettaglio le ragioni e rispondere a possibili obiezioni.

 

Invece sulle mascherine si è fatta fin dall'inizio una grandissima confusione, applicando regole in un modo qui, e in un altro là e con numerosi contrasti pubblici all'interno della comunità scientifica. Tanto è che alcuni virologi continuano a sostenere che non c'è nessuna necessità di uso della mascherina all'aria aperta se si può mantenere il distanziamento fra persone superiore a un metro. Non solo, ma non avendo toccato nessuno dei protocolli esistenti per le attività produttive, siamo oggi in una situazione grottesca per cui nei luoghi di lavoro i protocolli prevedono l'uso della mascherina solo nei casi in cui non sia possibile il distanziamento personale superiore al metro, ma poi quelle stesse persone che stanno al chiuso senza dispositivi di protezione appena vanno all'aria aperta dove i rischi di diffusione del virus sono certamente minori, devono invece indossare la mascherina. Una cosa senza senso. Più o meno come quella che si può fotografare oggi su gran parte dei mezzi pubblici, dove la mascherina si deve effettivamente indossare, ma il distanziamento è assai elastico: da seduti alcuni posti devono restare vuoti, ma in piedi si sta l'uno a pochi centimetri dall'altro non per ragioni sanitarie, ma per le esigenze economiche che hanno costretto il governo ad aumentare la capienza dei trasporti pubblici.

Sono tantissime le contraddizioni contenute nelle scelte del governo, e forse sarebbe meglio cercare di scioglierle prima di scatenare come sta avvenendo i cantori della “religione delle mascherine”. Perché qui di certezze apodittiche anche sulla loro effettiva utilità ce ne sono talmente poche da fare pensare male: infatti si additano al pubblico ludibrio non tutti quelli che sollevano dubbi e critiche e che magari ogni tanto trasgrediscono, ma solo quelli che lo fanno essendo di volta in volta sovranisti, populisti, leghisti, o comunque di destra. E pazienza se poi la realtà nella sua sarcastica crudeltà ci offre una sfilza di parlamentari rossogialli positivi al virus (dai grillini all'ex ministro Beatrice Lorenzin) dopo avere puntato il dito contro chi si toglie la mascherina per i selfie e avere assicurato di avere sempre usato mascherina e norme sul distanziamento. E allora come si sono ammalati? C'è qualcosa che non torna e che fa pensare che la mascherina venga utilizzata più come arma politica che come efficace strumento sanitario.

 

Ad esempio in queste nuove regole non si distingue dispositivo da dispositivo: va bene qualsiasi mascherina. Invece l'Oms nelle sue risposte alle domande più comuni sostiene che “le maschere in tessuto non mediche” (quelle usate quasi sempre dal premier Giuseppe Conte, ndr) “vengono utilizzate da molte persone nelle aree pubbliche, ma ci sono state prove limitate sulla loro efficacia e l'OMS non raccomanda il loro uso diffuso tra il pubblico per il controllo del COVID-19”. Le mascherine chirurgiche sono invece raccomandate per controllare la diffusione della pandemia, ma vengono chiamate “altruiste”, perché proteggono gli altri nel caso chi le indossi sia positivo al virus, e non se stessi perché il virus è in grado di aggirare quella fragile barriera e infettare chi la porta. Per difendere se stessi- sono le istruzioni Oms- invece servirebbero le assai più efficaci mascherine Ffp2 e Ffp3, a patto che siano prive della valvola con cui molte sono messe in commercio. Ma queste istruzioni non vengono fornite dal governo italiano per cui qualsiasi mascherina è buona come l'altra, cosa che semplicemente non è vera. Ci sono istruzioni per l'uso sul sito del ministero della Sanità, un pizzico irrealistiche. Ad esempio si raccomanda: “Se durante l’uso si tocca la mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani. Non riporre mai la mascherina in tasca e non poggiarla su mobili o ripiani”. Ditemi voi come si fa in giro per strada a lavarsi le mani se sfiori la mascherina, e ad esempio dove mai riporla se ti sposti in auto dove non devi indossarla, ma sei costretto a metterla prima e dopo la salita a bordo. Siccome non siamo un popolo di pecore da dominare abbaiando, vorremmo che chi governa prima di obbligare i cittadini a una cosa o a un'altra chiarisse le contraddizioni e spiegasse in modo chiaro. E' troppo?

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