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La vera emergenza è la sicurezza ma il governo stende i tappeti rossi alle Ong

Andrea Amata
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Il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto su sicurezza e immigrazione, cancellando i decreti Salvini e così proponendo un messaggio di volubilità rispetto al fenomeno migratorio. Tant'è che sono state abrogate le ammende milionarie alle navi Ong che non potranno essere più confiscate. Il governo Conte reintroduce il meccanismo della protezione umanitaria la cui genericità e discrezionalità di applicazione costituisce un fattore di attrazione che alimenterà il fenomeno degli sbarchi. 

 

Il governo agisce con i passi del gambero muovendosi a ritroso per smantellare i provvedimenti voluti da Matteo Salvini con il concorso del Movimento 5 Stelle che, pur di conservare i privilegi delle poltrone governative, rinnega la sua biografia cedendo agli ultimatum di Renzi e Zingaretti. Così ha esultato il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti: «I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista». Anche Matteo Renzi celebra il nuovo decreto del governo con l'aria spavalda di chi ha imposto la linea politica: «Dopo aver cambiato linea su Europa e chiuso Quota 100, adesso cancelliamo i Decreti Salvini. Dedicato a tutti quelli che dicevano: “ma che ci state a fare?”». 

 

Il nuovo decreto su immigrazione e sicurezza sancisce il superamento dei due decreti sicurezza di Salvini anche in merito alla competenza ministeriale sul divieto con la limitazione di transito per le navi che torna in capo al ministero dei Trasporti. Quest'ultimo decreterà il divieto su proposta del ministro dell'Interno, sentito di concerto il ministro della Difesa. 

Nella evanescente categoria della protezione speciale vengono inclusi i perseguitati allargando la platea dei richiedenti protezione. Inoltre, sull'assistenza dei richiedenti asilo interviene un duplice livello: l'assistenza praticata dai Centri di accoglienza straordinaria (Cas), che ospiteranno il migrante nell'intervallo di tempo fra il suo ingresso e la presentazione della domanda di asilo, e l'assistenza diffusa sul territorio nelle strutture del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi). In definitiva, viene ripristinato il business dell'accoglienza con l'incentivo alla permanenza dei migranti nel limbo di un sistema di lucro, più interessato agli utili da ricavare dai flussi migratori che al loro incanalamento in un percorso di integrazione sostenibile. Il governo rossogiallo, in questo momento di devastante crisi economica per il tessuto produttivo e sociale nazionale, dovrebbe pensare alle aziende che producono ricchezza e occupazione, invece si adopera per favorire l'industria immigrazionista che specula sulla disperazione. Così l'Europa non avrà premura nel ridefinire il governo dei flussi migratori, che esercitano una pressione unilaterale sui nostri confini nazionali, perché il Paese di primo ingresso, l'Italia, stabilizza i fattori di attrazione del fenomeno anziché mantenere gli elementi di dissuasione alle partenze contenuti nei decreti Sicurezza di Salvini. La pandemia ha generato un malessere economico autoctono che esige impegni colossali per i prossimi anni e incoraggiare l'importazione del disagio, che si aggiunge ad una realtà già sfibrata, significa minare il terreno della convivenza di ordigni sociali pronti a detonare con effetti di destabilizzazione. Ma l'ideologica avversione del governo pentademocratico, verso i provvedimenti che evocano il leader leghista, sta prevalendo sul buonsenso. Il timore è che il gambero di governo continuerà a camminare all'indietro, accelerando il retro running, con la volontà di sfasciare, anziché costruire.

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