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I grillini si scannano su Rousseau. Tutti contro tutti agli Stati generali

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Gli stati generali del M5S si stanno rivelando più interessanti del previsto. I sondaggi relegano i grillini al quarto posto nella classifica del gradimento degli italiani, e all'interno il dibattito è più vivo che mai. Anzi, incandescente. Il termine scissione ricorre, come sempre, ma senza una vera base d’appoggio fattuale. In poche parole, se ne parla sebbene nessuno abbia una reale intenzione di mollare la presa ai competitor.

È il caso di Alessandro Di Battista, che continua nella sua opera di cannoneggiamento, con colpi ritenuti dalla maggior parte dei portavoce ’sotto la cintola', come il paragone tra il Movimento di oggi che assomiglierebbe all’Udeur: «Buono forse più per la gestione di poltrone e di carriere». In realtà, stando ai rumors interni, Dibba vorrebbe ’semplicemente' far saltare la nascitura intesa strutturale con il Pd. Un colpo per sfibrare il faticoso ritorno di Luigi Di Maio, ma anche per provare a indebolire l’ala sinistra del M5S.

 

Del resto la distanza è certificata dalle parole di Roberto Fico, che risponde senza astio al suo ex collega: «Siamo su posizioni diverse, che sono legittime. Io non la penso come Alessandro, dopo l’accordo con Pd il Movimento ha fermato l’emorragia dei voti, anche se non guardo molto ai consensi a livello nazionale». Eppure il presidente della Camera non ha mai lesinato critiche al suo partito: «Spesso ho detto che nel Movimento tante cose non andavano, ma non per questo ci sono state scissioni». Una separazione, però, è chiesta a gran voce da un buon numeri di parlamentari. Niente che possa destabilizzare governo, maggioranza e legislatura. Si tratta della richiesta, che sarà formalizzata a breve al capo politico, Vito Crimi, di affermare una «autonomia finanziaria» e politica da Rousseau. Nella lettera, vergata da oltre una ventina di deputati, chiedono di ridefinire «la natura dei rapporti tra l’Associazione e il Movimento 5 Stelle, attraverso un contratto di servizi chiaro e trasparente».

Prima degli stati generali o di un possibile voto sulla piattaforma, perché è «improcrastinabile - scrivono - una rapida azione da parte del capo politico reggente, atta a trasformare l’Associazione Rousseau in fornitori di servizio puro». La situazione è caldissima, perché a stretto giro arrivano a LaPresse indiscrezioni su una forte irritazione di un gruppo di deputati alla prima legislatura, indispettiti dall’iniziativa. Difendono Rousseau, perché - questo è il sentimento registrato - escludendolo dalla vita politica del Movimento, di fatto si zittirebbe la voce della base, lasciando un potere enorme alla prossima ’leadership collegialè. Dalle candidature all’assegnazione dei ruoli, nulla passerebbe prima dalla base, che a quel punto dovrebbe solo ratificare le decisioni assunte dai vertici. Il dito è puntato contro i ’veterani', quelli al secondo mandato. Per uno scontro che si preannuncia infuocato.

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