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Caos scuola, gli studenti ancora senza banchi a rotelle

Carlantonio Solimene
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La querelle dei «banchi con le rotelle» - la cui consegna avrebbe dovuto essere completata entro l’inizio dell’anno scolastico - si arricchisce di una nuova puntata. Nei giorni scorsi, infatti, è scaduto il termine di trenta giorni dalla firma dei contratti entro i quali la struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri avrebbe dovuto rendere pubblica la relativa documentazione. E, stando a quanto riferito da «La Verità», effettivamente sabato sul sito del governo è stata messa on line parte del dossier. «Parte», perché in realtà i contratti firmati restano top secret. Fatto sta che, a ieri sera, anche quel poco di documentazione risultava nuovamente irraggiungibile. Cliccando sui link «Elenco partecipanti ed esclusi», «Avviso di affidamento procedura semplificata» e «Avviso di affidamento procedura negoziata e trattativa diretta» si finiva reindirizzati puntualmente all’avviso «404 - pagina non trovata». La trasparenza, insomma, è durata pochino.

Basandosi su quanto riferito da «La Verità», qualcosa però si può dedurre. E il primo dato a risaltare è tutto il ritardo accumulato da Arcuri nell’organizzarsi nel reperimento dei banchi. Già la data finale in cui sono stati firmati i contratti è indicativa: il 26 agosto, meno di venti giorni prima della riapertura delle scuole. E pensare che, quando fu licenziato il bando - il 20 luglio - il termine per la presentazione delle offerte fissato al 30 luglio e la firma dei contratti al 7 agosto. Nel bando, peraltro, la consegna del materiale era imposta per la fine di agosto, un termine che già provocò una levata di scudi da parte delle aziende. In pratica, si chiese di produrre e consegnare in 23 giorni una quantità di banchi (circa 2,5 milioni) che normalmente viene prodotta in Italia in almeno cinque anni. Anche in virtù di queste difficoltà, il commissario intervenne due volte per modificare il bando. La prima per «alleggerire» le specifiche tecniche richieste, la seconda per spostare il termine per il completamento delle consegne all’8 settembre.

Neanche quella deadline, però, è stata rispettata. E qui si innestano altri contrattempi. Innanzitutto, l’aver inizialmente siglato un contratto - poi annullato - con un’azienda, la Nexus di Ostia, palesemente inadatta: un solo dipendente per un fatturato di 400mila euro. Un po’ poco per giustificare una commessa da 45 milioni per 180mila banchi. E poi il riscontro della presenza di un’altra ditta, tra quelle propostesi, che non rispondeva ai requisiti: la e-Picuro srl. Anche in virtù di questi forfait, Arcuri si era deciso a ricorrere a un altro affidamento, stavolta con trattativa diretta. Attraverso questa procedura sono stati siglati cinque contratti con tre aziende straniere e due italiane. Questi accordi, però, sono stati siglati solo il 9 settembre. Il giorno dopo quello ipotizzato per la consegna di tutti i banchi.

Non finisce qui, perché in diverse interviste Arcuri ha fatto capire che, in base ai suoi poteri, fin dall’inizio avrebbe potuto procedere con trattativa diretta. Perché, quindi, ricorrere inizialmente al bando? Mistero. Fatto sta che il 12 agosto scorso la struttura commissariale fu costretta ad ammettere che la consegna dei banchi alle scuole sarebbe sì partita a inizio settembre, ma si sarebbe conclusa solo «entro la fine di ottobre».

E ora? In attesa che il governo faccia chiarezza sui contratti siglati, restano i ritardi. Alla fine della scorsa settimana, di nuovi banchi nelle scuole ne erano arrivati appena 300mila. Circa un ottavo del totale atteso. Per rispettare la deadline del 31 ottobre, stando ai calcoli de «La Verità», occorrerebbe consegnarne da adesso più di sessantamila al giorno, compresi i festivi. Praticamente impossibile.

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