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Pioggia di bonus, il governo dell'assistenzialismo: tutte le mance di Conte

Pietro De Leo
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Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha detto, fiero, nella conferenza stampa di presentazione del Decreto Agosto: con quest’ultimo provvedimento approvato (salvo intese) dal governo si arriva alla messa in campo di 100 miliardi di euro per far fronte all’emergenza Coronavirus. In un Paese come il nostro che paga conseguenze devastanti per i mesi in lockdown, certificate da un crollo del Pil che si aggira dal 12%. 100 miliardi, cifra importante quindi. E però, lungo la congiunzione del poker di provvedimenti che hanno segnato il contrasto ai contraccolpi economici della pandemia abbiamo provato ad orientarci nel ginepraio dei bonus e contributi a fondo perduto, sostegni al reddito, per vedere quale sia stata la pioggia di soldi irrorata sul nostro Paese. E, facendo un conto a spanne, siamo giunti ad una cifra tonda: 30 miliardi. Ossia un terzo di quanto impegnato complessivamente.

Calma, sangue freddo e nessuna demagogia. Ci sono provvedimenti e provvedimenti, e per nulla vogliamo generalizzare. Esistono misure come quella del Superbonus 110% (dal costo stimato attorno ai 7 miliardi da qui al 2023), che stanno riscuotendo un riscontro positivo circa gli effetti in prospettiva. Così come i 6 miliardi messi in campo per i ristori a fondo perduto destinati alle imprese erano stati a lungo invocati da chi ha dovuto abbassare le saracinesche e fermare la produzione per via del lockdown imposto dal governo e ha visto la domanda crollare. D’altronde, questo schema anche negli altri Paesi colpiti dal Covid è stato largamente applicato. Così come l’elargizione di 600 euro per le partite Iva (al netto delle polemiche sul fatto che anche 5 parlamentari, come si è scoperto, l’hanno percepito) è stata  colta come una mano tesa ad una categoria a lungo svantaggiata.

Ad occhio, questa misura è costata 5 miliardi. E dunque la riflessione non è nelle singole iniziative, ma in una logica generale di un’impostazione che vede la dazione a pioggia come sentiero privilegiato da seguire, in un sistema fiscale che blocca lo sviluppo, la competitività ed un costo del lavoro che continua ad essere proibitivo. Così, ecco stilato un veloce elenco, senza moralismi ma per far render conto il lettore su dove e come vengono impiegati i soldi.

Le ultime novità (introdotte con il decreto agosto) riguardano il mezzo miliardo stanziato per il settore dell’automotive, 410 milioni di incentivi per l’acquisto di modelli a basse emissioni e 90 destinati alle colonnine di ricarica dell’auto elettrica. Poi ci sono i 600 milioni per il bonus filiere ristoranti, e 400 milioni destinati ai negozi dei centri storici per il calo di fatturato. 680 milioni andranno per il sostegno al reddito degli stagionali, secondo alcuni requisiti. Verrà inoltre rifinanziato il Reddito di Emergenza, che nel Decreto Rilancio, aveva sancito un impegno di spesa pari a 950 milioni.

Quel provvedimento, inoltre, aveva visto una certa somma di misure destinate a suscitare polemiche. Innanzitutto il bonus per l’acquisto di monopattini, biciclette e biciclette elettriche. Questi mezzi, secondo le intenzioni del governo, avrebbero dovuto promuovere la mobilità alternativa decongestionando i mezzi pubblici ed agevolando quindi il distanziamento sociale. Quel bonus, inizialmente previsto a 120 milioni, è salito a 140 con il passaggio del testo in Parlamento. Poi c’era stato, sempre in quel provvedimento, il famoso bonus vacanze, con un plafond di 2,4 miliardi. Misura anch’essa molto dibattuta, e in molti casi criticata dagli albergatori per via del meccanismo che prevede il rimborso attraverso il credito di imposta. Afferente al settore, poi, ci sono 10 milioni circa destinati al rimborso per viaggi non goduti. Il nocciolo di norme relativo alle imprese, poi, tra l’altro prevedeva 2 miliardi per le aziende del settore recettivo affinché potessero sostenere gli adeguamenti secondo le norme anticovid e 4 milioni di euro, invece, venivano previsti come sostegno ai piccoli benzinai.

Nei vari provvedimenti, poi, abbiamo visto impegni anche su altri settori: 15 milioni sono stati messi in campo per aiutare le imprese, nel meccanismo del credito di imposta, a fronteggiare le spese sostenute per la mancata partecipazione a fiere e manifestazioni. Il Cura Italia primo decreto della serie, poi, ha previsto un premio di 100 euro per i dipendenti pubblici e privati che abbiano continuato a recarsi sul luogo di  lavoro anche sotto il lockdown appartenenti ad una fascia di reddito inferiore ai 40 mila euro all’anno, iniziativa costata circa 880 milioni e riferita al mese di marzo.

Ancora in quel provvedimento, poi, comparivano due misure autenticamente solidaristiche: 70 milioni per computer in comodato d’uso agli studenti meno abbienti e 50 milioni per garantire il cibo ai cittadini indigenti. Infine, altro blocco importante è quello relativo alle politiche familiari: oltre 3 miliardi per bonus baby sitter, congedi parentali e centri estivi. Tanti soldi su tanti rivoli, alcuni virtuosi e altri palesemente no. E viene da chiedersi quali effetti ci sarebbero stati se una parte di questo denaro, stante la possibilità di agire in deficit, fosse stata utilizzata per abbassare seriamente le tasse.

 

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